Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

raccontistranieri L'ho chiesto io, disse Sophie. Penso sia meglio che la portiamo a casa. L'agente staccò il ricevitore, compose un numero e disse: 3106. Sophie si alzò. Tolse la borsa dallo schienale della sedia. Lavori già in ospedale. La mia voce sembrava venire da chilometri e chilometri di distanza. Sì, rispose, da tre settimane. La porta si aprì, ed entrò un poliziotto. Sophie lo seguì e uscì dalla stanza. Bene, disse l'agente. Vidi Sophie alzare le spalle, come se le avessero fatto una domanda_ a cui non sapeva rispondere. Poi il poliziotto chiuse la porta. Dopo un po' l'agente disse: A farla breve, abbiamo trovato in casa sua solo questo foglietto. È la scrittura del suo amico. Mi passò il foglietto sopra il tavolo: Viviamo in un vecchio continente. Le guerre hanno scempiato la sua superficie. Adesso sembra il viso di una vecchia attrice: una ragnatela di rughe, un dito di belletto colorato. Rivuole la sua giovinezza, e per questo flirta con le giovani rivoluzioni degli altri continenti, ma non nascerà alcuna storia d'amore: ai colpi vibrati dal Sudamerica, dall'Africa e dall'Asia il corpo dell'Europa, annoiato, risponde con un'alzata di spalle. Gli europei, stufi dell'amore e come svuotati, si aggirano per i loro Paesi: la malattia dell'Europa è arrivata a insediarsi fin tra le gambe dei suoi abitanti. È la sua scrittura, confermai. Il foglietto resta a noi. Va bene, dissi. Può andarsene, ma il caso non è chiuso. Deve firmare che non è stato costretto a deporre e che è stato trattato nel rispetto delle modalità previste dal regolamento. Ecco la sua chiave. Firmai sul foglio che mi tese e presi la chiave. Mi alzai e uscii dalla stanza. Il poliziotto aprì la porta a sbarre e m'indicò l'ascensore. Lo presi, passai davanti al custode e scesi in strada. Era ormai buio. Vicino al teatro c'era la coda per comprare i biglietti per il night-club. Mi buttai a letto e mi addormentai subito. Tre giorni dopo andai al funerale di Robert, strinsi la mano a sua madre e tornai per il turno di notte. (traduzione di Maria Maderna) 120 - Thomas Brasch

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