raccontistranieri Questo lo sapevo già da un bel po'. Sorrisi e le dissi che avevo sempre sognato di diventare pazzo, ma che ora avevo paura perché dimenticavo cose sentite, pensate o fatte solo pochi minuti prima. Sophie sorrise, e mi svegliaiun'altra volta. Mi sentii sollevato, ma tutti continuavano a ripetermi che ero un assassino, e che, se avevo fortuna, mi avrebbero dato l'articolo 51. Improvvisamente mi ricordai di aver lasciato, sul luogo del delitto, una camicetta da donna e un paio di jeans e andai a riprenderli in quella che era ritornata a essere la casa di mio padre. Cercai di ricordarmi se, per caso, non fosse stato tutto un sogno, un sogno che forse avevo riferito a qualcuno che, adesso, lo raccontava in giro prendendosi gioco di me. A questo punto mi svegliai. lo risi. A un tratto mi accorsi che Robert piangeva. Sophie si alzò. Te lo sei inventato, questo sogno, disse. E anche se l'avesse inventato, dissi e salii su un tronco d'albero. Dì la verità, che te lo sei inventato, ripetè lei. Ma si può sapere che cavolo hai, le chiesi, e solo in quel momento mi accorsi che io e lei eravamo nudi. Non ho proprio niente, replicò lei, voglio solo che ammetta che sta recitando uno show dietro l'altro. Quando eri dal medico, mi ha raccontato che suo padre era nelle SS ed era stato ucciso dai russi dopo la guerra. Tre giorni dopo leggo nel suo curriculum che suo padre ha lavorato tutta la vita alle poste ed è morto nel 1950 di polmonite. Ma chi se ne frega, dissi io. L'ho sognato davvero, replicò Robert e la guardò. Perché non mi credi, urlò alzandosi. Perché dovrei raccontarti delle balle? Perché reciti perfino con te stesso, urlò lei di rimando, perché per te la vita è come un film. E continuò, indicando me: Ne hai trovato uno, disposto ad ascoltare le tue cazzate. Ma cosa farai, quando lui tornerà in fabbrica. E ci tornerà, perché non ha una mamma come la tua che gli spedisce ogni mese un assegno. Tienimi fuori da queste storie, dissi, io non la vedo così. Ma è così, urlò lei, è che lui ti prende per il culo, esattamente come fa con se stesso. E non ci credo che è stato espulso dall'università. Robert ebbe uno scatto. Cosa, gridò, io non sarei stato espulso? Frugò nella sua giacca, tirò fuori un foglio dalla tasca e glielo buttò. Leggi, ordinò, e forte. Sophie prese il foglio e lesse: Con la presente la informiamo che, nei suoi confronti, è stata decisa l'espulsione, con decorrenza immediata, da codesta università per essersi espresso in termini deplorevolmente irriverenti nei confronti di eminenti personalità politiche del nostro Paese. Adesso sì che sarai orgoglioso di te, concluse lei. Thomas Brasch - 115
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