Linea d'ombra - anno I - n. 2 - estate 1983

raccontistranieri e non capivo perché me lo dicesse. Sai, mi ripeteva spesso, una donna deve stare attenta: la prima volta è importante. Una domenica - ero ~ casa loro - lei se ne andò e ci lasciò soli. Ricordo che, uscendo, si gir' verso di noi, ci guardò e disse: Non aver paura, piccola, andrà tutto bene. Fu la mia prima volta. Lei tornò un paio d'ore dopo, mi guardò e disse: È andato tutto bene. Non sono più ritornata da loro. Il vecchio teneva ancora gli occhi chiusi. Mi alzai, andai alla finestra, guardai giù nel cortile e cercai di ricordarmi di noi tre, nudi su quel letto, e la luce del mattino nella stanza e Sophie che mi accarezzava mentre Robert la baciava, Robert che si era alzato ed era rimasto in ginocchio vicino al letto a guardarci, e quella sensazione di dolcezza nel sapermi dentro di lei, e poi io che mi ero seduto ai piedi del letto e avevo guardato il suo viso coperto dai lunghi capelli biondi di Robert, e, quando si erano sentiti i muri tremare per il rombo di aeroplani che volavano sopra la casa, lei che aveva nascosto la testa in grembo a Robert e poi, sdraiata sul pavimento, aveva stretto la mia testa contro il suo grembo, e si lasciava accarezzare da tutt'e due, e poi aveva cominciato a ridere e non riusciva più a fermarsi e anche noi ridevamo, ridevamo come matti, e ci spaventavamo ogni volta che qualcuno apriva il portone di casa per rientrare o per recarsi al lavoro. Il giorno dopo eravamo andati a Potsdam. Robert ci portò al Sanssouci e ci guidò attraverso la storia prussiana: camminava davanti a noi, impersonando ora il re Federico ora Stalin. La notte ci addormentammo abbracciati nel parco. La mattina del quarto giorno Robert ci raccontò cos'aveva sognato: Ero andato a trovare mio padre e avevamo litigato. Lui tirò fuori la pistola e stava per spararmi. Riuscii senza difficoltà a togliergli la pistola di mano e a ucciderlo. Girai per la città col cadavere e, alla fine, lo stesi per terra appoggiandolo contro un muro. Poi tornai a casa e, due ore dopo, avevo già dimenticato tutto. Il giorno dopo tutti seppero della morte di mio padre. Andai a casa sua ma la porta, a cui era appesa la foto di uno sconosciuto, era stata sbarrata. Mi resi conto che quella non era la casa di mio padre e, per un attimo, pensai: Ieri hai ucciso un'altra persona. Tornai sulla strada e vidi una macchina della polizia. Mentre camminavo, sentii una voce dire che mio padre era morto d'infarto. Mi chiesi, allora, perché la polizia cercasse l'assassino. Ancora una volta dimenticai tutto e mi svegliai. Pensavo, meno male che è solo un sogno, ma qualcuno mi disse che non lo era. Incontrai Sophie e le raccontai che avevo ucciso un uomo e che, due ore dopo, non me ne ricordavo neppure più. Le chiesi se, per lei, ero pazzo e rispose: 114 - Thomas Brasch

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