raccontistranieri mia moglie tocca l'argomento si mette a piangere. Io le dico sempre che: primo, è colpa sua, secondo, che a me, dopotutto, va bene così. Anche questo l'ho raccontato a quel tipo. Ed ecco che q·uestoqui, che aveva continuato a guardarmi in modo strano, improvvisamente si mette a parlare. E parlava che non la finiva più. Sembrava quasi che aspettasse quel momento da trent'anni. Disse che era stato nei lager, che faceva parte del servizio di sorveglianza. Chissà perché, ma, come l'avevo visto, avevo intuito qualcosa di simile. Un giorno nel lager dove era lui, le SS avevano pescato fuori dalle baracche dodici ragazzini, sei polacchi e sei ebrei. E intanto raccontava come si stava nel lager, ma sicuramente dirai anche tu: si sa. Un comandante aveva fatto portare i ragazzini su un monte. Oddio, era un comandante o un generale? Ma fa niente. C'erano anche le guardie. Insomma, a un certo punto pare che il comandante abbia chiesto ai ragazzini se a loro piaceva giocare al tiro alla fune, e tutti han riposto di sì. Allora lui li ha portati un po' più avanti, dove c'era un crepaccio stretto e profondo. Sarà stato largo un metro e mezzo e profondo sui venti metri. Il comandante ha diviso i ragazzini, ha mandato gli ebrei da una parte della spaccatura e i polacchi dall'altra, poi ha misurato la fune che s'era portata dietro e l'ha tesa sulla spaccatura. Il vecchio si accese una sigaretta e tossì alla prima boccata che fece. Quel tipo non la smetteva più di raccontare. Guardava fisso davanti a sè e parlava. Raccontò che il comandante aveva stretto la fune attorno alle mani dei dodici ragazzini e aveva gridato: Avanti, vediamo chi è più forte! I polacchi o gli ebrei? I ragazzini si fronteggiavano e tenevano la corda ben tesa. Poi cominciarono a tirare, e i polacchi erano più forti e gli ebrei venivano a trovarsi sempre più pericolosamente vicini al precipizio. Ed ecco che il primo ragazzino nella fila degli ebrei scivola proprio sull'orlo del crepaccio; i polacchi s'incoraggiano l'un l'altro a gran voce e tirano più forte. Anche il comandante ha parole di incitamento. Il ragazzino ebreo precipita nel crepaccio. Erano tutti sui sei anni, così mi disse quell'uomo. Alcuni dei polacchi avevano qualche anno in più, e quando anche l'ultimo ragazzino ebreo cadde nel precipizio, anche i polacchi erano li per scivolare sull'orlo del crepaccio. Poi cercarono di issare su con la fune i bambini ebrei, e gridavano. E alla fine sono caduti tutti nel crepaccio. Quell'uomo diceva che, all'inizio, tutti i ragazzini esultavano quando riusciva loro di tirare gli avversari sempre più vicino al precipizio. Il vecchio si chinò verso di me. Certo, la storia mi sembrava poco credibile. E non mi sfiorò neanche l'idea di essere il primo a saperla. E invece forse non ce la faceva più a tenerla segreta. Si può anche capire. Io ho raccontato la storia a mia moglie e ai miei colleghi. E così deve essere I 08 - Thomas Brasch
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