Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

bottega livello, i cadaveri viventi, né a quel terzo di scrittori di alto livello, quelli che sono o potrebbero essere comunque degli scrittori brillanti. Il mio saggio è per quel terzo che sta nel mezzo, e dice così: I cronisti dei giornali e i tecnici della scrittura sono ben allenati a non rivelare quasi nulla di se stessi nei loro scritti. Questo ne fa degli esseri anormali nel mondo degli scrittori, dal momento che quasi tutti gli altri sciagurati sporchi d'inchiostro rivelano molto di se stessi ai lettori. Noi chiamiamo queste rivelazioni, accidentali o intenzionali, elementi dello stile letterario. Queste rivelazioni sono per noi lettori affascinanti. Ci dicono che tipo di persona sia quella con cui stiamo passando il tempo. Ci sembra, chi ha scritto, ignorante o bene informato, pazzo o sano di mente, stupido o intelligente, onesto o disonesto, dotato o privo di humor? E via di seguito. Quando voi stessi vi mettete a scrivere, ricordate che la rivelazione più schiacciante che potete fare su di voi è che non sapete cosa ci sia, o non ci sia, da dire di interessante. Non è forse vero che voi stessi amate oppure odiate gli scrittori soprattutto per quello che scelgono di mostrarvi e di farvi credere? Avete mai amato uno scrittore senza idee, per la sua padronanza di linguaggio? No. Così la conquista di uno stile letterario personale deve cominciare con idee interessanti nella vostra testa. Trovate un argomento che vi interessa, e che pensate possa stare a cuore anche ad altri. Sarà la cura genuina, e non i vostri artifi0 ci linguistici, a costituire l'elemento più irresistibile e seducente del vostro stile. Non vi sto spingendo a scrivere un romanzo, anche se non mi dispiacerebbe se ne scriveste uno, a condizione che ci sia qualcosa che vi sta genuinamente a cuore. Andranno bene anche una petizione al sindaco per un allagamento di fronte a casa vostra, oppure una lettera d'amore alla ragazza della porta accanto. In ogni caso, non dilungatevi. Per quanto riguarda l'uso del linguaggio: Ricordatevi che due grandi maestri della nostra lingua, William Shakespeare e James Joyce, scrissero frasi quasi infantili, sebbene trattassero argomenti profondissimi. "Essere o non essere" chiede l'Amleto di Shakespeare. La parola più lunga è, in inglese, di tre lettere. Joyce, quando era in forma, poteva comporre una frase tanto complicata e brillante quanto una collana di Cleopatra, ma la frase che io preferisco, nel suo racconto Eveline, è questa: "Ella era stanca". A quel punto del raccando, nessun'altra frase avrebbe potuto spezzare il cuore del lettore quanto quelle parole. La semplicità di linguaggio non è soltanto raccomandabile, ma forse perfino sacra. La Bibbia comincia con una frase che rientra senza difficoltà nella capacità letteraria di un quattordicenne vivace: "In principio Dio creò i cieli e la terra". Può darsi che anche voi siate capaci di fare delle collane per Cleopatra, per così dire. Ma la vostra eloquenza dovrebbe essere al servizio delle idee che avete in testa. La vostra regola dovrebbe essere questa: Se una frase, per quanto eccelsa, non illumina il mio soggetto in modo nuovo e utile, la cancello. La stessa regola può essere parafrasata per applicarla ai racconti di fiabe, alla fiction: Non mettete mai una frase che non aiuti a definire un personaggio o a portare avanti l'azione. Lo stile letterario che vi è più congeniale è legato ai discorsi che avete sentito da bambini. Per Joseph Conrad l'inglese era la terza lingua, e gran parte della 98 - Kurt Vonnegut

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