Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

bottega Dopo aver lasciato l'università, sarei andato a trovarlo ogni volta che gli affari mi portavano a Chicago. Lui non si ricordava mai di me, e sembrava infastidito dalle mie visite - specialmente, credo, quando gli annunciavo la meravigliosa notizia che i miei libri venivano pubblicati qua e là. Una notte a Cape Cod., ubriaco e maleodorante di iprite e di rose, riesumando vecchi amici e nemici com'era mia abitudine, telefonai al vecchio beneamato relatore. Mi dissero che era morto - aveva circa cinquant'anni, credo. Aveva mandato giù del cianuro. Non aveva mai pubblicato niente. Era morto, invece. E adesso vorrei avere uno dei suoi saggi mai pubblicati sui meccanismi del cambiamento sociale da infilare in qualche mio collage. Non dico il suo nome, perché non credo che gli piacerebbe vederlo citato qui. O da qualunque altra parte. Mia madre, anche lei suicida e che non vide nemmeno il primo dei suoi undici nipoti, è un'altra, credo, che non vorrebbe vedere il suo nome da nessuna parte. Mi fa arrabbiare, forse, il fatto di aver subito una selezione? Sono contento che questo sia avvenuto all'università piuttosto che in un battaglione di riserva dietro le prime linee. Avrei potuto essere liquidato come soldato semplice assurdamente alto, morente su una cresta nevosa fuori dalla tenda, mentre i dottori, dentro, operavano quelli che avevano almeno un cinquanta per cento di probabilità di sopravvivere. Perché sprecare tempo e plasma per uno che se ne sta andando? lo stesso ho praticato la selezione, ai corsi dell'Università dello Iowa, a Harvard, al City College. Un terzo di ogni classe era costituito da cadaveri, per ciò che mi riguardava. E quel che è peggio è che avevo ragione. Selezione: sarebbe un nome più adatto per questo pianeta che non quello di Terra, perché darebbe alle persone che ci sbarcano un'idea più chiara di ciò che le aspetta. Benvenuta la selezione. Di che utilità è un pianeta chiamato Terra, se non si possiede alcuna terra? E lasciatemi concludere con una nota più ottimistica, con un saggio che scrissi nel maggio del 1980 su commissione dell'lnternational Paper Company. Questa società, per ovvie ragioni, spera che gli Americani continuino a leggere e a scrivere. E così ha chiesto ad alcune persone famose di scrivere dei volantini da distribuire gratuitamente a chiunque desiderasse leggere e scrivere qualcosa - su come incrementare il proprio vocabolario, come scrivere una corretta lettera d'affari, come condurre delle ricerche in biblioteca, e così via. In considerazione del mio quasi totale insuccesso in chimica, ingegneria meccanica e antropologia, e del fatto che non avevo mai seguito un corso di letteratura o di composizione, fui scelto per scrivere un saggio sullo stile letteriario. E fui più che felice di farlo. Ma devo tirar fuori nuovamente il triste argomento della selezione, perché il mio saggio non era indirizzato né a quel terzo di sedicenti scrittori di bassissimo Kurt Vonnegut - 97

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