modernista" o "romanzo d'élite". Quando dici, sia pure per scherzo, che Taylor Cadwell e Don Barthelme fanno a gara per accaparrarsi il massimo premio per la narrativa, tu di fatto segreghi e ghettizzi la letteratura. Sarebbe stato utile da un punto di vista tattico, forse, se i gusti fossero stati o troppo raffinati o troppo grossolani. Ma oggigiorno si correlano e si compenetrano troppo gli uni con gli altri per dire che è questa la situazione in cui ci troviamo. Non faccio questioni di sociologia, è soltanto una mia impressione personale, ma non credo che ci sia rifiuto o disinteresse per le arti popolari. Al contrario, mi pare che ci sia una reazione diffusa contro il libro difficile. Uno dei motivi per cui la fotografia è diventata così importante in questi ultimi anni è che è più facile guardare le fotografie che guardare i quadri. C'è stata una reazione significativa contro l'arte austera, difficile, contro l'arte destinata essenzialmente a un gruppo ristretto di persone, a un pubblico colto. La gente si sente intimidita e indifesa di fronte alle opere create nello spirito dell'arte alta modernista. Pensa che gli elogi tributati a queste opere sono eccessivie che non si dà abbastanza spazio a forme più ordinarie di piacere o di estasi, o semplicemente d'intrattenimento e di divertimento. La tendenza è decisamente avversa al modernismo. Quotidianamente, su riviste e giornali, appaiono autopsie del modernismo, interventi contro il "difficile", contro i canoni estetici elitari. La gente sta cercando di convincerci che queste forme artistiche minori, popolari, più accessibili, sono in realtà i prodotti essenziali del nostro tempo, e che meritano tutta la nostra attenzione. Il problema naturalmente è mal posto, poiché non è che la pittura sia una forma artistica "seria" e il film no. Ho sentito parecchia gente dire: "Non puoi dire sul serio che un film sia mai stato una grande opera d'arte". Al che io rispondo: "Si, molte delle più grandi opere d'arte del Novecento sono film". Gli studiosi di letteratura non lo sanno: ecco perché nella relazione di Steiner non compare nemmeno un titolo di film. Faremo bene a ricordiscussione dare che gli artefici della grande tradizione modernista - pensiamo a Eliot, a Joyce, a Apollinaire - nutrivano un grande interesse per le arti popolari. Fiedler: Vi è chiaro che il punto di vista del mio discorso è populista. E devo dire che questo punto di vista è ben lungi dall'essere in voga. Al momento infatti, c'è una sorta di ondata restauratrice all'interno delle università americane. "Torniamo alle cose basilari!" è la parola d'ordine; come se le cose basilari, qualunque esse siano, fossero mai insegnate. È parte di questo il ritorno a una linea dura nell'insegnamento della letteratura: si torna a discutere soltanto di libri difficili in maniera rigorosa. I miei colleghi, che sono quasi in completo disaccordo con quel che dico, credono che bisogna parlare dei libri difficili perché i libri difficili giustificano un approccio che implica rigore e senza rigore non si capisce la letteratura. Quando io brontolo "la forma estrema di rigore è il rigar mortis", loro pensano che questa è solo un'altra delle spiritosaggini balorde di Leslie Fiedler. In realtà, il movimento iniziato venticinque anni fa era un movimento che nel momento in cui analizzava la cultura moderna sulla base di certe categorie, stava tentando di frenarne lo sviluppo e di contrastarla. Negli anni venti ci fu un movimento per liberare davvero la cultura popolare, e cominciò con un libro come The Seven Lively Arts. Ma negli anni cinquanta abbiamo assistito al sorgere di un movimento che ha cominciato a rimettere la cultura popolare al suo posto. Oggigiorno nei colleges e nelle università i libri popolari sono materia di insegnamento, ma solo in corsi ghettizzati. Si può insegnare la fantascienza, ma solo come materia separata. Anche i fumetti, ma solo isolati dal resto. Se un professore si prova a combinare lo studio dei romanzi d'arte con quello dei romanzi popolari, allora è guardato con disprezzo dalla maggior parte dei suoi colleghi. Ancora oggi, apro il mio quotidiano o la rivista e leggo che una persona così influente in ambito letterario come Elizabeth Hardwick ha detto a un Fiedler - Sontag - Boyers - Ozick - Mukherjee - Graff - 93
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