Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

discussione che per me sono insopportabilmente belle, insieme ad altre che sono intollerabilmente tenebrose e sinistre. Non credo che le idee tradizionali di critica fondate sull' « istruisci dilettando» di Aristotele e Orazio riescano a dar ragione di ciò che accade. Boyers:Mi sembra di capire che Susan sia impaziente di intervenire su questo punto. Susan Sontag: Nelle ultime due ore mi sono venute cento cose da dire, ma ogni volta che ero sul punto di parlare, ogni domanda veniva sommersa dall'ondata successiva di ansia e stupore, oppure dal fatto che mentalmente mi rispondevo da sola. Ma colgo l'occasione, perché almeno una cosa la voglio dire, una cosa che mi ronza in testa fin dall'inizio. Se è vero che ci interessa l'atto valutativo, verso il quale ho un atteggiamento contraddittorio, se cioè ci interessa creare un linguaggio che permetta di distinguere ciò che vale la pena di leggere dai prodotti dozzinali, allora mi pare che non ci siano di alcuna utilità le categorie sociologiche del tipo "romanzo popolare", "romanzo d'arte" o "romanzo d'élite". Credo infatti che siano di ostacolo all'atto valutativo serio. Lo dico senza mezzi termini, non è un'opinione che intendo mettere a confronto, ma sarei prontissima a difenderla fino in fondo. Questi sociologismi rendono più difficile individuare ciò che è valido, ciò che è meno valido, e ciò che non andrebbe nemmeno preso in considerazione. Se per esempio penso all'opera di uno dei pochi scrittori che mi interessano, e che ammiro, in questo paese, a Cynthia Ozick cioè, non saprei come chiamarla, se uno scrittore "tradizionale", "d'arte" o "modernista". Non so a quale categoria appartiene. Le sue tecniche di costruzione del personaggio sono tradizionali per la narrativa. Presenta le sue tematiche in modo diretto e frontale, al contrario di molti scrittori moderni. Eppure le sue tecniche sono terribilmente sofisticate, così ellittiche che mi fanno pensare alle tendenze più significative del romanzo moderno. Non vorrei proprio pensare a Cynthia con le categorie di cui abbiamo discusso oggi. Penso soltanto che Cynthia sia una bravissima scrittrice, e che di bravissimi scrittori in America non ce ne sono molti. • Fiedler: È piuttosto strano, ma io sono quasi del tutto d'accordo con quanto dici. Di fatto, il punto essenziale del mio discorso era che queste categorie di "arte popolare" e di "arte alta", già dannose all'inizio, oggi sono diventate assolutamente impraticabili. li pasticcio è soltanto nel caso in cui certi scrittori le introiettano al momento di cominciare, pensandosi in termini di scrittori di "arte popolare" o di "arte alta". Sontag: Ma Leslie, non sei stato tu, per esempio, a diffondere e rafforzare ulteriormente queste idee? Mi sembra che gli scrittori bravi siano bravi e basta. So che è un problema parlare di queste cose, ma io che ti seguo da anni, penso proprio che queste categorie significhino qualcosa per te; credo anche di capire qual è l'intenzione originaria che ci sta dietro. Hai voluto dar credibilità a certe opere il cui valore era stato misconosciuto, e per far questo sei ricorso ad un atteggiamento provocatorio, dicendo: esiste una tradizione di minoranza o d'élite, ma ci sono anche dei buonissimi libri scritti in forme che sono popolari. Rendo merito ai tuoi intenti, perché hai voluto attirare l'attenzione su certe opere che erano state ingiustamente lasciate da parte. Credo però che questo tipo di analisi vada usata con molta prudenza. È la scala di cui dovresti liberarti con un calcio, una volta che ti è servita per arrivare. Non credo valga la pena di continuare ancora a tenersela. Questa battaglia è stata vinta da tempo. A mio avviso, non dobbiamo difendere a oltranza la validità di certe forme popolari. Al contrario, visto che ne siamo sommersi. Non dobbiamo difendere più l'arte di massa. La battaglia per la quale hai combattuto venticinque anni fa è stata vinta e stravinta. È ora, credo, di ritirare quelle affermazioni, poiché sono proprio quelle affermazioni che oggi ci sono di ostacolo. Possiamo discutere del valore di un'opera senza martirizzare di chiacchiere quella povera e stanca cosa che risponde al nome di "romanzo 92 - Fiedler - Sontag - Boyers - Ozick - Mukherjee - Graff

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