Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

perché mi fa tornare in mente che George Steiner, l'altra sera, alludeva al fatto che in America nessun libro è preso abbastanza sul serio da venire censurato. Non è vero: Mattatoio numero 5 è stato messo sotto processo un'infinità di volte. Dal tempo di li giovane Ho/den è il libro che in America ha subito più processi di censura. Ad essere incriminati, in America, sono proprio i libri che la gente prende sul serio: o quelli che funzionano anche come letteratura popolare, ed è il caso di Mattatoio numero 5, oppure quelli che esistono essenzialmente come letteratura popolare. Al momento ci troviamo nel bel mezzo di una campagna di scemenze contro la violenza e il sesso; è cominciata in televisione, facendo togliere dalla circolazione cose come Baretto e Kojak e finirà con la messa al bando di certe soap-operas. Viviamo in un periodo di grande repressione inAmerica. Ma il motivo per cui la repressione non è diretta alla letteratura "alta", o alla letteratura che si legge per obbligo, non è che il pubblico non la prende sul serio, ma è che il pubblico è sicuro che nessuno la prende sufficientemente sul serio da creare problemi. Chiunque può attraversare questa linea di confine. È davvero sorprendente, a mio avviso, che Vladimir Nabokov, uno dei più decisi tra i romanzieri d'arte in America, abbia scritto a un certo punto un libro assolutamente popolare qual è Lolita. È l'iqfluenza decisiva dell'America su di lui, che l'ha costretto a scriverlo. È un libro sull'America, un libro che viene fuori dall'esperienza americana. È un libro che può toccare tutti: ne è prova il fatto che di tutti i libri di Nabokov, soltanto Lolita ha avuto una sua versione cinematografica. Non sono pù tanto sicuro com'ero una volta (in Cross the Border, C/ose the Gap) che ci saranno ancora fenomeni di questo tipo. Non mi sembra che le cose stiano andando in questo senso. Troppo pochi, e troppo distanziati nel tempo l'uno dall'altro, sono i fatti che sembrano corrispondere alla mia profezia. La domanda che mi hai posto, Gerry, discussione è vastissima; risponderò molto in breve. Mi chiedi come farei a distinguere tra letteratura popolare cattiva e letteratura popolare buona. È impossibile, credo, sulla base di presupposti morali. La moralità è irrilevante per la letteratura. Le cose che ci toccano in profondità rientrano tra quelle essenzialmente perverse dal punto di vista politico. Penso a Il mercante di Venezia, per esempio. Uno dei libri che amo di più, L'ultimo dei Moicani, è stato anche il libro preferito di Hitler. Il livello per cui la gente risponde a ogni forma letteraria che finisce col diventare popolare, la letteratura che piace ai più, e più a lungo nel tempo - è così, tra parentesi, che il Dr. Johnson definisce ogni grande espressione letteraria - è un livello che sta al di là o al di sopra o al di fuori del bene e del male. Il bene e il male sono del tutto irrilevanti. Scopo principale della letteratura (e forse a questo punto cado nella trappola di Blake) è di dare al diavolo quel che è del diavolo. Non credo che in definitiva si possa giudicare la letteratura in termini estetici, di eleganza o di forma, oppure di architettura. Tutto ciò è facoltativo per la letteratura. Sarebbe bello che un'opera d'arte contenesse idee affascinanti e fecònde di significati preziosi per l'esistenza e nel contempo avesse una struttura formale elegante. Ma per esprimere giudizi sulla letteratura, oltre che dell'etica e dell 'estetica bisogna tener conto di quella che io, mancando un termine migliore, chiamo estatica. Il fine vero della letteratura è di produrre ciò che Longino chiama ekstasis, una alterazione profonda della coscienza, una sospensione della coscienza ordinaria tale che non ci si senta più di essere nello stesso corpo, o addirittura nella stessa mente o ego. L'unico tipo di letteratura che realizza questa condizione è la letteratura che, soddisfi o meno il punto di vista etico o estetico, entra in contatto con i materiali mitici o archetipici, con le immagini primordiali. La cattiva letteratura, mitica o pseudomitica, è quella che pretende di offrirci gli archetipi, mentre in realtà ci dà degli stereotipi. Se Fiedler - Sontag - Boyers - Ozick - Mukherjee - Grafi - 87

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