Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

discussione to, i "meritevoli". Appena questi individui troveranno modo di esprimersi, ecco che salterà fuori un romanzo con una visione del mondo completamente diversa. Eppure riescono a comportarsi in un modo particolarissimo: possono mangiare il loro chipati e il loro hamburger MacDonald senza formarsi giudizi di valore. Sono sopravvissuti di un tipo diverso. Fiedler: Soltanto una parola sull'hamburger MacDonald. La caratteristica dell'hamburger MacDonald è che è un cibo livellatore, trascende le classi. È un'idea populista. Una volta si riusciva a stabilire l'appartenenza di classe delle persone dai vestiti che portavano addosso. Ma dopo che i jeans hanno dato il loro contributo alla cultura americana - eque----- sto contributo è tanto più importante di qualsiasi cosa da noi prodotta nell'ambito della letteratura - diffondendo la moda del vestito confezionato, è diventato praticamente impossibile distinguere una signora da una donna e un signore da un uomo. I blue jeans hanno annullato le differenze. Il bello è che quando lo mangiate il vostro hamburger preferito distrugge le distinzioni di classe e scalza l'elitismo. Livella i livelli. Boyers: Cynthia, i tuoi racconti escono su riviste come Esquire e The New Yorker. Ricevi molti pareri in merito da parte dei lettori? E dal modo in cui reagiscono, sei propensa ad accettare i giudizi di Leslie sul romanzo contemporaneo? Cynthia Ozick: Oh, non ho nessun feedback da parte dei lettori. È sempre una grande sorpresa per me quando incontro qualcuno che ha letto quel che ho scritto. Dei miei tre libri infatti, Trust, un lungo romanzo che mi ha impegnato per quasi tutta la vita, è quello che nessuno nomina mai, che nessuno ha mai letto. È per narcisismo allora che partecipo a questo dibattito, me ne rendo conto e me ne vergogno proprio, ma a meno che non decida di andarmene via subito, dovrò superare _l'imbarazzo. Mentre Fiedler parlava, io soffrivo. Senza dubbio i suoi argomenti sono brillanti e interessanti, eppure avevo voglia di tapparmi le orecchie perché la sociologia del romanzo non mi interessa affatto. Sarebbe terribile poi, se volessi rendermela interessante. Sono impotente rispetto a quel che oggi accade nella cultura. Non sono un intellettuale, col che intendo una persona che ha una visione complessiva dei fenomeni culturali. Siedo in solitudine con un romanzo, alla scrivania, che ho dall'età di otto anni. Quando penso al romanzo, penso agli effetti ritmici della punteggiatura. Voglio parlare dei due punti, che sono moribondi. Morto non è il romanzo, ma i due punti, e sono i due punti che voglio far rivivere. La sorte del punto e virgola mi preoccupa terribilmente. Strozzerei volentieri tutti i redattori editoriali che pensano che tra due aggettivi sia sempre giusto mettere una virgola. Quanto al romanzo, può esser morto, ma io non me ne sono accorta. li che mi fa rientrare nel quadro che Fiedler ha tracciato di questa società, e precisamente - permettetemi di consultare i miei appunti - credo di potermi annoverare tra quegli scrittori di romanzi d'èlite che vanno considerati alla stregua dei credenti, cristiani evangelici o battisti del sud; faccio come questi, che f;umo la politica dello struzzo, si rifiutano di guardare in faccia la realtà. Ma niente di tutto questo c'entra con l'essere scrittore, che significa vivere di sogni e di ossessioni. (Chiedo scusa di questi continui riferimenti in prima persona, ma mi servo dell'«io» solo perché immagino che questo «io» può essere emblematico degli scrittori in genere; vi prego quindi di prenderlo come un «io» impersonale). In ogni caso, se c'è un errore davvero grosso commesso in vita mia, di cui mi pento amaramente e con cui ho dovuto fare i conti, è stato proprio quello di credere anch'io in una religione. Da giovane ero devota al culto di Henry James, e a ventidue anni pensavo di essere io quell'Henry James attempato e calvo che si vede nelle fotografie. Solo più tardi, dopo aver sprecato, buttato via e distrutto la mia vita, mi resi conto con mio grande dolore che neppure Henry James, a ventidue 84 - Fiedler - Sontag - Boyers - Ozick - Mukherjee - Grafi

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