Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontistranieri "Io non vado," disse Tonto. "Oh, non fare lo sciocco, Tonto, vai anche tu. C'è un bel.sole. Prendi le pistole nuove che ti ha mandato papà. Avanti, Tonto." "Nossignora, odio Richard e odio Lester. Odio quelle pistole. Sono pistole giocattolo. Lui crede che io sia un lattante. Faresti meglio a mandargli una fotografia". "Oh, Tonto ... " "Lui crede che mi succhi ancora il pollice. Crede che faccia ancora pipi a letto. Ecco perché mi manda pistole giocattolo." "No, no, tesoro. Non sei un lattante. Lo sanno tutti che sei grande." "Non è grande", disse Richard. "E se lo succhia, il pollice, e la fa, la pipì a letto." · "Richard", dissi, "Richard, se non hai mente di buono da dire, chiudi il becco. Non serve ricordare in continuazione queste cose a Tonto." "Ciao," disse Richard, rifiutando la discussione, ma molto altezzoso e primogenito. A volte è perfido, ma non è mai pigro. Quarantacinque secondi dopo tornò su dal primo piano per gridare, "Comunque non me ne importa niente. Basta che non la faccia nel mio, di letto." Tonto non lo sentì. Si stava lavando i denti, una cosa che gli capita di fare, vigorosamente, sette volte al giorno, nella speranza che si stacchino. Io credo che si stiano staccando. Mi servii del caffè caldo nel soggiorno. Organizzai una poltrona comoda, versai il caffè nero in un boccale bianco con la scritta MAMMA, scossi la cenere della sigaretta in una ceramica scavata a mano da Richard. Guardai la finestra quadrata e luminosa e mi posi la sfibrante domanda: Che cos'è mai l'uomo, perché la donna si pieghi ad adorarlo? Al punto di domanda arrivò Tonto, senza far rumore, in calzini, e disse, "Devo gridare una cosa a Richard, mamma." "Non sporgerti da quella finestra, Tonto, mi fai diventare nervosa." "Devo dirgli una cosa." "No." "Oh si," disse lui. "È una cosa importantissima, Faith. Devo proprio dirgliela." Come potevo permetterlo? Se fosse caduto, tutti avrebbero pensato che li trascuravo per bere birra in cucina o per spalmarmi la faccia di crema allo specchio dietro la porta chiusa. Inoltre l'avrei pianto per tutta la vita. Mia nonna aveva passato la vita a piangere una bambina morta di mal d'orecchi all'età di cinque anni. Quando tutti gli altri figli, ormai negli anni della pensione municipale e dell'assistenza federale, si erano raccolti al suo letto di morte, l'avevano sentita mormorare, a novantun anni, "Oh, oh, Anita, piccola mia, respira, cerca di respirare." Con le lacrime agli occhi dissi, "O.K., Tonto, ti tengo io. Puoi dire a Richard tutto quello che vuoi". Lui si sporse nell'aria. Io lo tenni saldamente per un ginocchietto grasso. "Richie", urlò lui. "Richie, ehi, Richie!" Richard guardò su, probabilmente con una mano sugli occhi per difendersi dalla luce, in cerca della voce. "Richie, ehi, ascolta, sto giocando con il fortino nuovo che ti hanno regalato per il tuo compleanno e con tutti i tuoi soldatini". Poi chiuse la finestra sbattendola come se non sapesse nulla della natura del vetro e corse in bagno a lavarsi ancora una volta i denti in un rituale trionfante. GracePaley - 75

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