Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontistranieri "Eccomi, che arrivo io", disse Tonto, lasciando cadere il cavallo, e diede una gran botta a Clifford, nelle reni. "Chi è stato?" chiese Clifford. "Chi dei due?" "Io, io," disse Tonto, saltando su e giù. "Ti ho fatto molto male?" "Mi hai ucciso, sissignore, mi hai proprio ucciso, e adesso ti faccio vedere io". Roteò su se stesso. "Ti farò il solletico, ecco cosa ti farò". Sollevò Tonto in alto sopra la testa, un oggetto da buttare, poi lo lanciò nel ventre di gommapiuma del divano. Richard andò in punta di piedi col suo orsacchiotto fino a un leggerorialzo, il cuscino del divano, dal quale incoronò tre volte Clifford. "Oh, mi vogliono ammazzare", gridò Clifford. "Ce li ho tutti addosso. Sono dei tipacci". Richard gli diede un calcio in uno stinco. "Ecco", disse Clifford, "Forza, ragazzi! Addosso! Addosso!" Tonto gli sputò dritto in un occhio. Clifford si pulì la guancia. Fece una finta e scansò l'orsacchiotto che gli stava scendendo di nuovo sulla testa china. Tonto gli saltò sulla schiena e Io prese per le orecchie. "Ahi", disse Clifford. ·Richard trovò un tubetto di colla nella libreria e Io schizzò sul petto peloso di Clifford. "Sono tremendo", disse Tonto. "Sono il bambino più tremendo del parco". Tirò le orecchie di Clifford. "Avanti, cammina. Sono a cavallo di un elefante". "Ma lui è un pigro cammello", strillò Richard. "Avanti, Bubbles". "lo sono il cammelliere", disse Tonto con uno strillo acuto. "Avanti, Clifford". "Io, io, io," disse Richard, buttandosi per terra. "Sono io. Sono un serpente velenoso", disse, appoggiandosi il mento al collo del piede di Clifford. "Sono un tremendo serpente velenoso", giurò. Poi si alzò la testa e, da quella vipera che è, dopo un sibilo prolungato, affondò i denti nuovi sopra l'osso del povero Clifford, nel suo tallone d'Achille, che è la caviglia sinistra, debole. "Oh no, oh no ... " gemette Clifford, poi si ripiegò ordinatamente a tutte le giunture. "Mamma, mamma, mamma," gridò Richard, perché Clifford era caduto, ottanta chili, sopra di lui. "Oh, sono io", strillò Tonto, il cornac disarcionato, a capofitto in una trappola di gambe di tavolo. · E fu lui che raggiunsi per primo. Me Io presi in braccio e lo strinsi. "Mamma", singhiozzò, "mi fa male la testa. Vorrei tornare nella tua pancia". Richard era steso in mezzo al pavimento, un serpente schiacciato, senza fiato, senza lacrime, furioso. Be', e Clifford? Aveva trascinato la persona dolorante fino a una poltrona e se ne stava là, incespicando nella lingua sanguinante che si era morso da sè, "Faith, Faith, l'accumulatore, l'accumulatore!" Contusi e lacrimosi, i bambini accondiscesero ad andare a letto. Si dimenticarono di dire che era troppo presto per il sonnellino. Si dimenticarono di chiedere gli orsacchiotti. Si sdraiarono fianco a fianco, stringendosi il pollice a vicenda. Ecco l'amore che il mito o la leggenda ha imposto ai fratelli. Ritornai nel soggiorno dov'era seduto Clifford, un cono simile al cappello di un astrologo sulla caviglia morsicata. Proprio là, convergevano le energie universali. Il sole stazionario, l'aria senza vita in cui ruotano i pianeti, erano ora 72 - Grace Paley

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