Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontistranieri be trovato un albergo. Lavai i piatti e organizzai l'avida giornata; dinosauri la mattina, giardini al pomeriggio, pasta di noccioline tra gli uni e gli altri, e alla fine, come ricompensa per una settimana di fagioli e fagioli, un bell'arrosto con cipolline, pasta fresca e salsa di mele rosa. Faith, adesso vado, gridò Livido dal corridoio. Misi da parte la lista della spesa e andai a prendere i ragazzi, che giravano per le stanze in cerca di Robin Hood. Andate a salutare vostro padre, bisbigliai. Quale? chiesero loro. Quello vero, dissi. Richard corse da Livido. Si scambiarono una virile stretta di mano. Pallido abbracciò Tonto e ricevette undici baci per il suo affetto. Ti saluto, Faith, disse Livido. Telefonami se hai bisogno di qualcosa. Di qualunque cosa, mia cara. Mi baciò sulla guancia con calore e dolce decoro. Superiore, Pallido mi baciò con considerevole traffico dietro l'orecchio. Ciao, dissi a entrambi. Devo ammettere che se non altro erano puliti e ordinati, due uomini sulla trentina, lustri, piuttosto attraenti, con gli importanti affari della giornata davanti a sè. La notte buia, la ricerca del piacere e dell'oblio erano lontane. Ciao, dissi, buona giornata. Ciao, dissero loro, ancora una volta, e si allontanarono orgogliosi per sentieri che non mi riguardano. UN TEMA D'INFANZIA A casa un sabato e tutti i sabati, Richard faceva ritratti venti per trenta di uomini stecchino che agitavano le braccia. Tonto prese in mano un cavallo di plastica, e lo battezzò Tonto perché aveva gli occhi dipinti di azzurro come i suoi. Io aggiustavo l'orlo di un vestito dell'anno prima per essere all'ultimissima moda, chic, e au courant nel bel mezzo della primavera. Sconosciuti avrebbero sussurrato, "Guardatela, non è meravigliosa? Chi è il suo couturier?". Clifford si strigliava sotto la doccia, e cantava una canzone popolare russa. La sua voce si alzò in un acuto di acqua fredda, seguito dal flagello della carne. Alla fine dopo quattro docce calde e tre fredde, forte e felice, entrò nel soggiorno, un'emanazione fumante. Aveva la faccia rosea e tonda. Era evidentemente privo di capelli sulla testa. Che cosa impediva alla pioggia e all'acqua della doccia di scivolargli stupidamente sulla faccia? Un paio di pesanti e scure sopracciglia girate all'ingiù. Sotto di esse i suoi occhi erano tondi e scuri, stupefatti. Questo Clifford, il mio caro amico, era candido e sincero. Non avrebbe fatto male nemmeno a una mosca, ed era vegetariano. Come sempre, fu felice di vederci. Si era avvolto un grosso asciugamano intorno al corpo bagnato. "Ecce homo!" gridò, e lasciò cadere l'asciugamano. Restò fermo per un attimo, luccicante e simpatico. Richard e Tonto lo guardarono. "Copriti, per l'amor del cielo, Clifford", dissi io. · "Non preoccuparti, Faith", gridò all'orecchio della ragione, "il mondo sta cambiando". In realtà la decenza non lo imbarazzava. Non gli serviva. Sbirciò da dietro la pianta di gomma dov'erano ammucchiati mutande e pantaloni. Quando riapparve, lampo chiusa e bottoni allacciati, disse, "Sveglia, sveglia. Che cosa fate li abbioccati?" Ficcò un dito nella pancia di Richard. "Un po' di tono muscolare qui, ragazzo. Sveglia". Richard disse, "Voglio disegnare, Clifford". "Non si può sempre disegnare. Non quando ci sono io. Disegnerai domani, Rich. Avanti ... difenditi, ragazzo. Difenditi. Avanti ... su, dammele. Sarà meglio che ti muova, Richy, perché stavolta faccio sul serio. Eccomi che arrivo, pronto o no!" GracePaley - 71

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