Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

narrativae memoria si. Negli ultimi giorni sembravano impazziti. Entravano a gruppetti nelle case, chiedevano: "Partizan, Partizan" come non avessero altro in mente. Si facevano dare camicie e pantaloni, e parecchi di loro, se non avessero avuto una mitraglietta a tracolla o una pistola alla cintola, sarebberl\apparsi giovani della zona. C'era un tedesco vestito come me: ci scambiavano )Spessol'uno per l'altro, non pochi fuggivano mentre passavo benché non avessi armi in mostra. La mattina prestissimo sentimmo sferragliare il Tigre e dopo un po' gente gridare. lo e Aldo ci vestimmo e uscimmo. Le strade erano piene di persone. Molte, più di mille, rimaste bloccate oltre il Mugnone dall'emergenza, correvano verso il ponte dello Statuto che era stato fatto saltare. Da Rifredi giungevano uomini e donne che gridavano: "Siamo liberi. I tedeschi se ne sono andati". La gente si ammassò sull'argine del fiume che era quasi in secca. Il parapetto che ci stava di fronte era alto e nessuno sarebbe riuscito a scalarlo. La gente aumentava. Vicino alle macerie del ponte, sul lètto del Mugnone, qualcuno, forse i tedeschi, aveva costruito una passerella di pietre. Traverso quella avremmo potuto andare dall'altra parte. Dissi a un giovane: "C'è bisogno di una scala". Mi guardò stupito. "È giusto, non ci avevo pensato" disse e correndo voltò in via della Cernaia. Tornai sull'argine. All'improvviso un uomo dette un pugno a un altro, che se ne stava tranquillo, con le mani in tasca, e guardava il Mugnone. "È un fascista" gridò quello che lo aveva colpito. In parecchi si scagliarono contro l'uomo, che era magro, basso, curvo. Entrai nella calca seguito da Aldo. "Che fascista eri. Hai fatto del male a qualcuno?" dissi. "Ero nella milizia ferroviaria. Mi arruolai tardi" rispose. "Fermi. Teneva i borsaioli lontano dai treni" dissi. "Ma tu chi sei" mi chiese quello che aveva tirato il pugno. La gente intorno a noi gridava e spingeva. Mi infilai nel braccio sinistro la fascia tricolore del Comitato di liberazione nazionale che tenevo in una tasca. Presi la pistola dall'altra tasca. Lo scalmanato scomparve tra la folla. Giunse, insieme con un ragazzo che lo aiutava, quello che era corso a cercare una scala, e tutti tacquero. lo, Aldo, l'uomo e il ragazzo scendemmo sul fiume, lo traversammo, appoggiammo la scala al muro: arrivava oltre la spalletta. Dissi alla gente di mettersi in fila e di cominciare a salire, con calma, perché la scala non si spezzasse. Il passaggio durò fino alle sei e mezzo. Infine salimmo Aldo, il milite che non si staccava da me e ultimo io. Lasciammo la scala lì: avrebbe potuto servire per qualcun altro. Il milite ci ringraziò e si diresse verso il viale Milton. lo e.Aldo proseguimmo. Dalle piante che stavano dietro la vasca della fortezza uscì un ufficiale tedesco, un capitano, basso, tarchiato. Fissò le fasce triRomano Bilenchi - 51

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