discussione Filippo La Porta lo sguardodell'adolescenza commento a "La linea d'ombra" di Conrad Ad una lettura immediata può sembrare che il racconto "La linea d'ombra" rappresenti, in sintonia con la prevalente ricezione della tematica conradiana, un'intrepida e virile apologia della lotta, dello spirito di iniziativa, della tenacia e del coraggio individuali. Una pedagogia che, forse a causa del suo sapore inattuale, si mostra oggi capace di esercitare una suggestione e di risvegliareperdute nostalgie. Non intendo negare che spesso gli eroi dei romanzi di Conrad conquistano la propria identità affrontando stoicamente la prova che il destino ha loro riservato. Ma, almeno in questo racconto, la 'prova' che conta non è quella, messa in evidenza, dell'avventuroso comando della nave. Si colloca invece in una zona meno visibile, meno illuminata, una zona in cui la capacità di sentire la vita come "un dono", pur nascendo dalla percezione della precarietà e del dolore, si trova per così dire al riparo dalla sfera oscura del destino ("il soffio dei poteri sconosciuti che foggiano i nostri destini") e dalla sua connessione teologica di disgrazia e di colpa. Prima di tentare uno svolgimento di questa linea interpretativa, mi sembra indispensabile riassumere brevemente la trama della "Linea d'ombra", semplice e li40 - Filippo La Porta Scorsi allora, sotto il valore e la dignità di quell'uomo, l'umile realtà delle cose. La vita, quella dura e precaria vita, era come un dono per lui, ed era allarmatissimo per la sua salute. J. CONRAD, "La linea d'ombra" neare nella sua ripresa dei modi realistici ed epici del primo Conrad. Il giovane protagonista, nel quale è possibile riconoscere lo stesso Conrad adolescente decide di lasciare un comodo e soddisfacente impiego su "un'eccellente nave scozzese" e i suoi amabili compagni di viaggio "nel modo, illogico per noi uomini con cui un uccello vola via da un comodo ramo". Ma prima ancora di tornare in patria lo raggiunge un nuovo incarico, di grande responsabilità e prestigio, il primo comando di una nave. Di fronte all'inatteso incarico il neocomandante si sente invadere da un "senso di pienezza vitale" e scopre di appartenere "solo al mare e alle navi". A Bangkok raggiunge la nave che gli è stata affidata, "una nave di prim'ordine, una creatura armoniosa", a bordo della quale apprende che il suo predecessore, da poco defunto, era solito portare quell'imbarcazione a zonzo sulle rotte più rischiose e improbabili, trascinando l'intero equipaggio nel suo destino di morte. Questa misteriosa figura e il suo "malefico incanto" sembrano stregare ancora la nave, che infatti stenta a ripartire, si muove lentamente, spinta da "venti volubili e ingannatori". Il primo ufficiale impazzisce, i membri dell'equipaggio si ammalano uno ad uno,
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