discussione de. La sua sincerità è così fisica, così poco basata sulle parole, che quello che dice è solo un ornamento alle sue espressioni, come un nastro colorato su un regalo" (pagina 53). Dunque: gli occhi, la voce, la "sincerità fisica"; tutti elementi che si oppongono agli altri oggetti, ai rumori, alle luci, che fanno sinistro contorno. Malaidina è diversa perché Fiodor la sente sincera - o vuole sentire e trovare in lei la sincerità. Per questo la insegue, disfa progetti, si caccia in strane faccende. Di un mondo che ha precocemente girato da un capo all'altro, Fiodor salva soltanto Malaidina e gli amici Elvio e Paola, estranei per origine sociale a quell'ambiente alienato e annoiato, ma ricco. Nel groviglio di relazioni che in un mondo affollato e caotico avvicina fisicamente gli uomini ma li allontana intimamente l'un l'altro, Fiodor individua un legame con alcune persone, un legame non politico né sociale o culturale, solo umano e "naturale". Un legame esile, forse, elementare, ma quanto basta a immaginarsi una gabbia aperta e un treno in viaggio verso qualche destinazione. Nel primo libro, il protagonista Giovanni confessava una sua fantasia infantile: " ... di perdere consistenza ed essere libero di introdurmi nella vita di altri" per osservarli da vicino, da dentro, "senza che nessuno riesca a vedermi". Ma Giovanni, come Fiodor, è destinato a rimanere concreto, ad avvertire sempre qualcosa che lo rende visibilee materiale - e dunque a misurare la propria indifferenza per il mondo. Analizzam;lola,dapprima, poi reagendovi con ironia e infine cogliendone il fondo d'angoscia, come in una pagina di Uccellida gabbiae da voliera. Fiodor è appena stato assunto dalla multinazionale di cui il fratello è un dirigente e prende scetticamente possesso del suo ufficio milanese: "Alzo la cornetta del primo telefono; del secondo telefono. Mi siedo, provo lo schienale regolabile, mi allungo all'indietro. Punto i piedi, faccio ruotare la sedia a sinistra; a destra. Vado al tavolo della dattilografa, accendo la macchina da scrivere, batto qualche tasto solo per sentire il 38 - GianfrancoBettin ticchettio. Vado alla finestra, guardo fuo- .,, n . Fin qui abbiamo il resoconto secco di gesti e cose; poi, un lampo d'ironia: "Mi viene da ridere; rido". Ma subito dopo: "La situazione mi pare divertente, come l'episodio di una commedia televisiva a puntate, e un secondo dopo mi riempie d'angoscia. Non ho più la minima idea di qual è la mia relazione con questo spazio; con questi mobili e questi vestiti. Cammino in circoli per la stanza e ho l'impressione di non essere io che cammino, ma qualcun altro che osservo dal di fuori senza nessuna simpatia" (pagina 27). Ecco, insieme alla curiosità, l'angoscia mi sembra la radice segreta di questa scrittura in apparenza così asettica e superficiale. La freddezza, le descrizioni fotografiche, l'iper-realismo, diventano allora atteggiamenti difensivi verso un mondo infido e non amato, ma che si avverte come il solo esistente. Gli eroi di De Carlo, giovani intelligenti, carini, versatili, ma senza nessuna specialequalità, senza un'arte, o un'ambizione autentica, non sono uccelli né da gabbia né da voliera. Sono volatili che hanno girato metropoli, freeways e aeroporti, di ogni emisfero, e hanno imparato che il grande mondo non è che un'aia starnazzante e limitata, dove tutti si assomigliano e si affannano dietro cose assurde. Anch'essi, questi volatili, ne fanno parte, ma, ancora, se ne sentono estranei. Vorrebbero andarsene o scomparire, al massimo però riescono a dare uno sguardo dall'alto alle stesse cose, e a ritornare a esse più scettici di prima. Di qui, la "freddezza" e il lievecinismo che li distingue; di qui anche, l'emozione che ne incrina il controllo quando scoprono una traccia diversa, una voce, una "sincerità fisica". L'ultima cosa che volevo dire, riguarda il punto di vista di questi volatili. "Non ho nessun punto di vista", afferma Fiodor. Ma non è vero, ha infatti il punto di vista del tutto particolare del giovane cosmopolita, educato in preziosi collegi (da cui è scappato) e in famiglie ricche (che
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