Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontiitaliani sull'angolo dove c'è il numero di serie: manca davvero, commenta quello o meglio spiega, perfino paziente, tecnico, con poche parole sostenute, è evidente che disprezza. Guardo l'uomo imperturbabile dietro il banco, ho un poco di vergogna come fossi io il responsabile, mi avvilisco più stanco che stizzito, impacciato certo; ma erano le cinquecento che lui mi aveva restituito dalle millelire della mia pizza: proprio non sono buone no? mi limito a chiedere, e certo che no fa lui, ma le ho appena avute in mano no?, mica per caso qui? pronto ribatte, noi non ne teniamo, noi chi? È chiaro: dico certo, le avevo da prima, le ho appena avute in mano ma chi sa da chi, ecco le buone, sembra intanto che quello un altro risultato anche l'abbia ottenuto, c'è ormai quasi nessuno i nittalopi hanno sciolto l'assembramento sedizioso o si è sciolta quella minaccia del gruppo, della notte, degli abitanti dell'oscurità, degli abituati all'agilità e all'aggressione o forse a una sorta di leggera magia che si oppone alla mia pesantezza e per ciò mi irrita, fa minaccia per questo, non sarebbe minaccia in sé. Nella piazza vuota di gente e fuochi mi affretto verso un autobus, come se dovessi partire arrivo alla stazione centrale, perché non scaldarsi con le caldarroste, come chiamano i grossi marroni ben staccati dalla buccia squarciata per lasciar sfiatare l'umidore, arrostiti in una padella bucherellata, il primo venditore che incontro va bene: l'uomo delle caldarroste è seduto quasi per terra, su un panchetto brevissimo, è molto basso, curvandomi mi accorgo quanto sono altro, e molto potente, lui è proprio piccolo e anche tozzo, anziano certo come tutti costoro e col basco immancabile da campagnolo, con dita annerite fa il suo cartoccio minuscolo, è tutt'uno chiedergli quante ne vengono con mille lire, ah dieci, e insistere ma come siete cari, siete chi?, e intanto mentre straparlo senza tentare nemmeno il suo interesse, gli ho già messo nella mano insieme a un altro buono il biglietto strappato da cinquecento lire, un poco arrotatati tutti e due, come prevedevo non arriva a srotolarli fino in fondo, si accerta con le dita soltanto che siano due biglietti, io smetto di trattenere il fiato e me ne vado via leggerissimo. 34 - Severino Cesari

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