Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontiitaliani CRONISTA Rocky colpisce gli avversari con colpi proibiti per spezzare le ossa, li colpisce con la sua grande mazza ricavata da un tubo di piombo bruno pieno di sabbia e saldato alle estremità, della misura giusta per il suo pugno enorme serrato sull'impugnatura, coperta da più giri di largo nastro adesivo giallo, con le dita protette da strisce di cuoio Rocky schivando i nemici che lo attaccano in velocità si sottrae al groviglio, ruota su se stesso e scarta di lato poi di nuovo è in collisione, ma stavolta è suo l'impeto, Rocky è una furia che si avventa sui tre mentre ancora cercano di districarsi, avanza curvo col braccio sinistro rigonfio di gomma e plastiche piegato in protezione, alzato a difesa del capo e della spalla, piomba sui tre che non si aspettavano l'attacco da un solo nemico isolato, guizza morbido tigre tra gli uomini e colpisce violentissimo dove non c'è difesa, insiste tra gambale e ginocchiera, colpisce mentre in un lungo rovinare i tre nemici si accasciano urlanti e lasciano la presa sulle armi, si urtano precipitando a terra in mucchio con le ossa spezzate. In battaglia è pericoloso stare vicino a Rocky, sia che attacchi o venga attaccato è il cuore del combattimento, la trama dei corpi infittisce e consiste intorno a lui come in certe ignobili cartoline di città notturne le linee di luce del traffico, come nello spostarsi a supervelocità di un eroe dei fumetti, un groviglio di forze nel quale l'unica linea riconoscibile è quella sinuosa del movimento di Rocky che sfugge alla presa, intuisce quando deve disimpegnarsi per il carico eccessivo e quando invece una zona in apparenza impenetrabile rivela un cuore vuoto, un rarefarsi sul quale poggerà l'attacco rinnovato di Rocky, perché questo è il suo segreto, il pieno dispiegarsi della sua potenza irresistibile è solo il perfetto rivelarsi del suo spirito completamente vuoto, prossimo al vuoto della materia, e il "cuore del combattimento" è un mare di puro silenzio, una lama nei film di samurai. Cerco così n_ellabattaglia di farmi freddo nel cuore e vuoto come Rocky, ma sono così lontano dalla sua perfezione. So bene, e neppure mi dispiace, che di questa mia imperfezione fa parte anche il senso di sicurezza che provo nel vederlo immobile, disteso accanto a me, mentre inspira ed emette regolarmente l'aria nella lunga attesa che precede la battaglia. E ne fa parte anche la trepidazione per lui, l'apprensione insopportabile quando entra in azione, e intorno a lui vedo cadere a grappoli i corpi sull'erba, negli urti violentissimi: o lo vedo poggiare un istante a terra, quasi cadere addirittura come cadono, per non rialzarsi più, per giacere rattrappiti, i nemici da lui colpiti. Cerco sempre di mettermi accanto a Rocky. Ho bisogno di vederlo, prima della battaglia, nella mia stessa fila; e di non perderlo di vista nel combattimento. Potrebbe a ogni momento, mi dico, perdere il casco integrale che gli protegge la testa, e che già mi appare spesso così fragile; o potrebbe scivolare davanti al nemico quando il terreno comincia a inzupparsi troppo di pioggia. Sarebbe la fine. Non ci può accadere nulla, finchè Rocky è con noi: perché allora questa oscena preferenza nell'immaginarmelo colpito a morte, o bisognoso del mio irrisorio aiuto? PARADISO L'ho visto, vi giuro. Neppure dal primo momento l'ho preso per una normale maschera. No, così non va bene, faccio confusione, penserete che per noi è normale "mettersi in maschera" invece è ovvio che non si tratta di mascherarci, nel senso di nascondere il viso e offrire un'altra apparenza, che vorrebbe dire aver sopra un viso "falso" e sotto uno "vero". Questo è un gioco idiota, noi al Severino Cesari - 3I

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