Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontiitaliani "Mi ha tirato scemo per raccomandarsi che se accetti devi farle bene. Sai com'è lui, Sul lavoro si agita". "Ecco! Mi ha già rovinato il rientro". Cesso, che altro? Sta piovendo ed è già notte. Che si fa? Nessuna probabilità di addormentarsi, neanche per caso: chiudendo gli occhi, e pluf, sparire ... Sta piovendo? Batte la pioggia ai vetri col bisbiglio di un orologio. Una città vista dall'alto. Con finale a sorpresa. Anime vagano per i sobborghi acquartierati agli ottavi piani delle torri, mentre l'appartamento scalda come una macchina e non si può dormire. I ragazzi, sugli angoli dei semafori misurano i tacchi delle femmine e raccontano frottole, gesticolando e spingendosi tanto per ridere. Tirano anfetamina per fare la serata e hanno idee strane in testa. S'impicca giovane professore di filosofia. Viveva della sua solitudine, i libri in vista, le tapparelle abbassate, la tappezzeria stinta. I vicini avevano dei sospetti. I campanili perdono le ore e la voce, risalgono nel tempo, scendono a patti con il destino, livellano le loro altezze: scompaiono. Le suore chiedono parità di diritti. Sulle circonvallazioni passano i camion con i motori imballati. Sfondano taxi troppo lenti e ciclisti sottili. Si aprono un varco verso le autostrade. Tra le fabbriche della periferia si allungano i marciapiedi deserti e i muri dei recinti. Cassintegrati, licenziati, crumiri, assenteisti, guardioni, il sindacato dice. Salgono un rumore sordo e fumi colorati di velluto. La nostra città, azzerata da un cielo brodoso, panno steso senza ombre. Bianco in acqua fredda, degradabile solo all'ottanta per cento. Si tratta di salvare il mare. li mare? Paolo alza gli occhi dal giornale. Lo ripiega. Si alza. "Credo che me ne andrò a casa". "Domani allora vai da Franchino?" "Farò questo sforzo". "Ecco, bravo, poi mi dici com'è andata". "Ti paga che ci tieni tanto?" "Che c'entra, mi ha chiesto un favore". "Perfetto. E tu faglielo". "Ah, ricominci? Lui mi ha detto: qui c'è un lavoro. lo gli ho detto: non posso farlo. Ma Paolo forse sì. Te l'ho chiesto. Tu mi hai detto: va bene. lo gli ho detto: va bene. Lui mi ha detto: per favore... ". " ...Mi raccomando a te". "Quindi se non vuoi lo richiamo. Lo richiamo?" "No". "Vuoi che lo richiami?" "No, va bene. Ma siete tutti agitati? E che cavolo!". "Agitati? E a te che te ne frega? Tu parti e poi torni. Dov'è Paolo. Ma come, non lo sai, è partito. Ah, sì. E chi ne sa niente. Poi rispunti bello calmo, telefoni, arrivi". "Mi dispiace, non volevo offenderti". "No, mi fai incazzare". "D'accordo. Abbracciamoci e non se ne parli più". "Stronzo". Andando per la sua strada, Paolo Mercadanti pensò. E delle molte cose successe ne ricostruì l'essenziale. Il risultato era talmente familiare che gli sembrò di avere dimenticato qualcosa. Si disse: "Possibile?". Pino Corrias - 29

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