racconti italiani nuvola di polvere indeciso se fermarsi, proseguire o tornare sui suoi passi. Quand'ecco spunta un fiore di ragazza che cammina sull'altra sponda del crocicchio. Cammina avvolta in una certa casacca luminosa che le allegg<;riscel'andatura ondeggiando a ogni passo, coi capelli raccolti e un'aria da violinista in cerca di ispirazione. Ecco trovata la direzione. Tassoni dice che non si deve perdere il primo secondo di attrazione e darci dentro con le chiacchere, prima che passi l'entusiasmo. Tassoni è timido e tutta questa fretta la si dovrebbe giustificare. Maria dice invece che non si devono seguire le donne per strada e che se ti salta in mente quell'esperienza lì, allora tra me e te son già chiusi i discorsi. Ma io dico: cara Maria, dipende. Così divaga il giovane nel trasporto dell'avventura: qualche ragione bisognerà accordargliela, gli inseguimenti sono la metafora dei tempi nostri e i traguardi non sono più faccende che riguardino l'anima. Le belle pupe, dice Alberto, sono come le vacanze. Paolo Mercadanti comunque s'accoda: una volta deciso, i tentennamenti non fanno al caso suo. In secondo luogo, sta pensando ad altro. Precisamente al telefono, agli amici, ai soldi, ai debiti e infine a un lavoro. Già che c'è riorganizza i pensieri, li mette in fila, li conta e tira le somme. Dei numeri in città non se ne può fare a meno. Numeri per le case e i tram. Un'infinità di telefoni e orologi. Che numero sei della lista? I posti sono numerosi, le occasioni numerate. Ci vuole una bella pratica per imparare a contare e anche volontà. Dato che spesso bisogna partire dalle differenze. Bisognerebbe essere simili al telefono che ha tutti i numeri necessari per sentirsi libero e se capita anche fuori servizio. Magie della tecnica: questo è il futuro. Che avrà un numero suo proprio e non un nome. La ragazza con una certa casacca luminosa, gira per una strada alberata e a lieto fine. Che ne sarà del tuo futuro, bambina? Addio. Io andrò dritto e cercherò di dimenticarti. Entra in un bar spazioso e luccicante: "Un gettone per favore". Stacca il ricevitore. "Pronto, Alberto? Sì, sono proprio io... E non gridare, sono qui, sono tornato ... Come perché, no non è successo niente... Ma certo che sto bene... Ieri notte col treno. Pensavo di passare a trovarti, stai in casa? ... Arrivo tra un po' ... D'accordo". (Clik). Va al banco e si appoggia: "Sa che ore sono?" Il cameriere gli allunga un'occhiata giusto il tempo per dire: "n'quart'all'una" mentre i suoi occhi già proseguono nel vuoto. "Mi dà un panino e una birra, per favore?" Addenta facendo attenzione alle briciole. Il pane all'olio e i fili di grasso del prosciutto sono morbidi come un elastico. La birra la beve tutta d'un fiato per fare scivolare il groppone giù nell'esofago e per staccare le briciole che sul palato hanno fatto ventosa. Chiede un caffè. Esce. Pane e birra fanno la zuppa nello stomaco, ma ora Paolo ha un appuntamento e al resto non bada più molto. Le macchine urtano di qua e di là. Hanno ripreso la corsa dopo l'ora del pranzo e vanno via discorrendo. Strade strette del centro col ceto medio in sottotono che fa capannelli sui marciapiedi in tuta ufficio, solo estro per le cravatte e questa è libertà. I negozi sono ancora chiusi. Trovare dei soldi. Un lavoro. Che genere di lavoro? Chiederlo a Franchino, lui ha degli agganci. Ha messo su delle relazioni. Così dice. 26 - Pino Corrias
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