Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontiitaliani formaggio e sorrise di fronte alla vetrina di un profumiere. Vide la sua immagine riflessa emergere tra pile di profumi per l'estate. L'impermeabile nocciola sbottonato, poi, meno evidente, il completo grigio e la cravatta. Cercò il viso e lo trovò vicino a una crema per la pelle. · Indovinò il colore degli occhi, il naso e i baffi radi. Con lo sguardo superò il vetro e indugiò sui profumi. Decise di prendere un regalo per Elena ed entrò. Non c'era nessuno, solo il profumiere che si fece in quattro per accontentarlo. Spruzzò nell'aria profumo a piccole dosi. Quando uscì dal negozio si annusò una mano e sentì l'odore di tutti quei profumi insieme. Aveva voglia di tornare a casa ma si fermò ancora davanti a un negozio. C'erano minerali, pietre strane e qualche fossile. I fossili erano perfetti, sembravano lucidi di cera. Ricordò che quando era bambino aveva incontrato uno che li cercava. Stava tornando da una gita ed era corso avanti per arrivare primo alla macchina. Correva saltando giù per un sentiero di montagna che costeggiava un ghiaione. A un tratto udì dei rumori metallici e vide un UO!IlO a torso nudo che spaccava pietre. Vinse le timidezze e si avvicinò. L'uomo lo guardò, gli disse di stare attento alle schegge. Si asciugò il sudore con il dorso della mano. Poi lo chiamò e gli mostrò una conchiglia che sbucava da una roccia. Gli spiegò che quelle montagne tanto tempo prima erano state sotto il mare. Lui si divertiva a trovare le conchiglie di quel mare. Ne aveva tante in un sacchetto, gliene regalò una. Paolo corse via con quella piccola conchiglia, non gli importava più di arrivare primo alla macchina. Riprese a camminare e infilò una vecchia strada priva di negozi. Doveva dare una risposta al segretario entro le otto di sera. Non aveva voglia di prendere una decisione e di pensare al partito. Gli sarebbe piaciuto restare solo, senza rumori intorno. Per un attimo finse di essere ai bordi di un bosco in una notte di pioggia. La luce di una lampada filtrava tra gli alberi e il verde nero si confondeva con l'argento. Sorrise pensando che non era serio quel modo di fare. Al partito stavano aspettando una risposta. Ma forse il partito non gli interessava poi molto. Lasciò perdere il motivo perché aveva sete. Entrò nel primo bar e si fece servire un caffè amaro. L'interno del bar era sovraccarico di soprammobili e quadri. Non aveva molto senso un bar del genere in quell'angolo della città. Assomigliava a un'enoteca di un posto di villeggiatura. li padrone non doveva fare buoni affari con quel deserto. Posò lo sguardo su un piatto che stava appeso alla parete. Era un piatto bianco con delle strisce azzurre. L'avevano colpito le parole scritte sul piatto: "Je n'ai pas oublié". Rise e il caffè rimasto ballò nella tazzina. li piatto aveva ragione. L'aveva anche detto al professore: i ricordi contano molto. Se rimaneva nel partito era solo per una questione di ricordi. I compagni, la memoria collettiva di un passato. Per questo non voleva diventare un nemico. Meglio confondersi con la base, ridiscendere poco a poco i gradini saliti. 18 - Piero Gaffuri

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