• narrativae cinema quel colosso, urla, mena colpi disordinati, ma Ilona non gli dà tregua: lo afferra per la gola, gli sbatte la testa contro i sassi, una due tre volte... L'uomo ci è rimasto secco. Con gli occhi sbarrati, il cranio sfondato. Ilona si rialza soddisfatta: - Gli ho dato una lezione... se la meritava. Franz ha assistito inorridito, senza parole, stravolto. Indietreggia, e fugge: fugge come un matto, fugge verso il cancello chiuso del parco; con la forza della disperazione lo scavalca, e continua a correre, a correre per il bosco, in direzione del piccolo villaggio. Nell'ufficio di polizia del villaggio, Franz è seduto in mezzo ai poliziotti che lo guardano curiosamente. Il commissario gli domanda: - Beh? Ma Franz è così sconvolto che non può parlare. Annaspa, fa gesti incomprensibili, balbetta, piagnucola. - E allora? - insiste il commissario. Franz seguita a balbettare, ad agitarsi a vuoto. Chiede a gesti un foglio e una penna. Glieli danno. Franz tenta di scrivere, ma le mani gli tremano, la penna schizza via, uno spruzzo d'inchiostro va in faccia al commissario. - Mettiamolo in prigione - propone un poliziotto. È già lo stanno agguantando per metterlo dentro, quando arriva Katia, tutta sorridente e allegra. - Eccolo il mio maritino che si era perduto! - esclama. E va a dare un bacio a Franz, che la respinge piagnucolando. - È un po' squilibrato - spiega Katia strizzando l'occhio al commissario - Vi ha dato disturbo? Lo porto via subito. - Per carità, è stato un piacere! - E i poliziotti salutano militarmente la donna che esce portandosi via Franz tremebondo. Nel salone della villa, in attesa della cena, Katia e Franz sono seduti in poltrona accanto al caminetto. Franz è avvolto in un plaid; è ingrugnato, coi capelli arruffati, ancora sotto shock. Guarda di sottecchi Katia che, tranquillamente, sta leggendo ad alta voce un libro di favole. - C'era una volta un taglialegna - legge Katia. - Perché mi hai riportato qui? - interrompe Franz arrabbiato. - Perché non mi hai lasciato andar via? - E vai pure - ribatte Katia. - Sei libero. Ma dove vuoi andare? - In guerra. Me ne torno in guerra. - Non dire sciocchezze. La guerra è finita. E poi, non ti basta quello che ti è successo? Vuoi qualche altra mutilazione? - lo, qui, dove si ammazzano gli uomini a pugni non ci voglio stare. Sai che quello che ha fatto Jlona è un reato? Lo sai che è proibito? Katia alza le spalle. - Se si dovesse dar retta a tutto quello che è proibito - sospira. Jlona entra portando una zuppiera. - È in tavola - dice. Questa volta c'è una minestra fatta di una speciale pasta bianca, un legume orientale; Jlona ne riempie abbondantemente la scodella di Franz. 168 - Bernardino Zapponi
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