raccontistranieri con movimenti confusi, torpidi; non ci furono più affermazioni né ricordi. Ci svegliammo sentendo bussare. Non aprii e una voce d'uomo gridò da dietro la porta. Alla reception si erano sbagliati, la camera era stata prenotata in precedenza, e dovevamo andarcene. Risposi che non intendevamo assolutamente andar via né sistemarci altrove: la stanza ci era stata data, anche se per errore. Mentre parlavo feci scoppiare alcuni mortaretti con il minuscolo revolver che portavo sempre con me, come portachiavi. Ordinammo dello cherry e del prosciutto in camera, decisi a far fronte comune contro qualunque nemico. Ma, non appena ci toccammo, sentimmo di nuovo quella freddezza già provata. Sparisci! Vattene da questa stanza! Non ho niente voglia di sorbirmi le tue crisi! Non ne ho proprio voglia! E allora vattene! Cosa aspetti? Certo che me ne vado! Almeno fosse venuta la polizia e ci avesse portato via per accertamenti! Uscii attraversando la sala-ristorante, passai davanti ai camerieri, che si sforzarono di salutarmi, e alla tavolata, che era ormai un un unico sussurro. Fuori era scesa una tale nebbia che, una volta raggiunta la macchina, non vidi più l'albergo. Avanzai a passo d'uomo in quel tunnel bianco, che si apriva solo di pochi metri per rivelare qualche albergo dove avrei potuto ubriacarmi. Uno, che conoscevo, era chiuso e, andando avanti, mi accorsi che l'indicatore della benzina segnalava che il serbatoio era pressoché vuoto. Mi vennero in mente storie, ormai dimenticate, di gente morta assiderata a cinquanta metri dall'albergo perché, nella nebbia fittissima, aveva continuato a procedere in cerchio. Ma l'idea di tornare indietro non mi sfiorava neppure. Finalmente trovai un albergo, dove feci compagnia a due ubriaconi solitari. Quando sentii che l'indifferenza, dalle vene, mi stava salendo al cervello, tornai all'albergo. Poco prima della deviazione vidi una figura ritta al bordo della strada, avvolta in una coperta. Ma cosa fai qui, con questa nebbia pazzesca? Ti stavo cercando. Eri via da troppo tempo. Aveva aspettato davanti all'albergo per quasi un'ora. La riportai in camera, mentre gli altri ospiti ci facevano ala, con aria partecipe. Cercammo poi di spiegarci cos'era accaduto. Non ci forni alcun sollievo, nelle ossa sentivamo ancora lo spavento. li mattino dopo partimmo. Parlavamo quasi con prudenza, come se volessimo distogliere il pensiero da qualcosa. Odiavo la strada che scorreva via, scomparendo sotto di noi. (traduzione di Maria Maderna) 156 - Peter Schneider
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