Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontistranieri vento caldo; sotto scorreva il Reno, riconoscibile dal banco di nebbia che si muoveva da nord a sud; oltre il Reno apparivano, incredibilmente vicini, i Vosgi. Il sentiero era cosi stretto da costringerci a camminare in fila indiana; la neve cadeva dai rami, scorreva nelle fessure della corteccia degli alberi; il rumore dei nostri passi era attutito dal muschio umido. Parlammo appena, ci indicammo l'un l'altro un albero spezzato dal vento e guardammo il punto colpito. Ci mettemmo, in silenzio, ad ascoltare il fruscio che cancellava il ricordo della violenta tempesta del giorno prima. Poi trovammo del muschio su cui sedere, al sole e al riparo dal vento. Quando ci riusciva di non pensare a nulla riuscivamo a percepire i cristalli di neve sciogliersi. Si sentiva un suono basso, continuativo, simile a quello di un organo: l'armonia dei rumori della natura o il lontano ronzio di uno ski-lift. All'improvviso ebbi la sensazione di aver già provato tutto questo. Non avevamo già percorso lo stesso sentiero, alla ricerca di motivi validi a giustificare un addio, ormai imminente? Oppure si trattava soltanto di un sentiero simile in un altro luogo? La paura che tutto il tempo passato fosse scivolato via nello spazio di una passeggiata, già fatta altrove, ci spinse a enumerare i progressi che ognuno dei due aveva compiuto in assenza dell'altro. Avevo sempre l'impressione che tu mi spiassi. Da allora non mi è piu capitato di sentirmi cosi giudicata. Ci osservavamo in continuazione. Solo quando s'instaurava, tra di noi, una certa familiarità, ecco, solo allora sentivamo di aver voglia, fisicamente, l'uno dell'altra. Da allora, per me, non è piu stato difficile lasciarsi andare, o sedurre un'altra senza pretendere qualcosa in cambio. Ma qualche volta ho la sensazione di aver quasi nostalgia delle paure che la tua presenza scatenava in me. Piu di tutto mi piaceva il fatto che non dovessi piu chiedermi: ne ho veramente voglia, oppure no? Ma quell'intimità che c'era tra noi non son piu riuscita a provarla con nessun altro. Forse si ha bisogno, invece, in un certo senso, di estraneità, proprio per stimolare il desiderio di intimità. Sempre le stesse cose, proprio come un paio d'anni fa. Si ripetono sempre le stesse cose quando si cerca di spiegare perché ci si è lasciati. Ormai, quel che dicevamo non aveva senso. Tutte le frasi sembravano appesantirci le gambe, i pensieri ci sfuggivano, rotolando giu per i pendii, ed era impossibile inseguirli. Avevamo camminato per quasi tre ore, e giu, a valle, si accendevano le prime luci. Raggiungemmo la stazione della funivia e risalimmo. Sui pendii piu bassi si erano formati banchi di nebbia che procedevano, pian piano, verso la montagna. Eravamo soli nella cabina e guardavamo la valle luccicante, sempre piu buia e indistinta, come il fondo marino visto da un sommozzatore che stia risalendo in superficie. Nel momento in cui attraversammo il banco di nebbia, le luci sotto di noi scomparvero nella foschia, e alcune stelle, isolate, brillarono attraverso i brandelli di nuvole. Era una sensazione trionfale viaggiare, nella notte, verso le stelle. Quando arrivammo all'albergo gli altri ospiti, in abito scuro, stavano dando inizio al cenone. Avvertimmo il cameriere di riservare il nostro tavolo e ci ritirammo in camera. Con gambe e braccia pesanti ci buttammo sul letto. E con l'immagine di un paesaggio luccicante, che diventava sempre piu buio, ci lasciammo prendere dalla sonnolenza. Poi ci avvicinammo e facemmo l'amore Peler Schneider - 155

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