Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontistranieri - Germania Peter Schneider l'incontro L'uomo seduto al tavolo accanto teneva il giornale spiegato dinanzi a sé, tanto che, pur non volendo, ero costretto a leggerlo anch'io. Ogni volta che il mio sguardo si fissava sulla strada finiva per posarsi su un titolo, sempre lo stesso, che inevitabilmente mi capitava di rileggere anche per la quinta o la sesta volta. Un tale, ricercato da parecchio tempo, era stato arrestato, e un altro, di cui non si sapeva ancora nulla, si stava dando ora la caccia. L'attesa durava ormai da troppo tempo, cosi andai nel negozio di fronte e mi comprai una carta topografica della zona sud della Foresta Nera, provvista anche di indicazioni riguardanti i sentieri. La cartina era cosi grande che dovetti sgombrare il tavolino del caffè per spiegarla. La zona raffigurata sembrava un'immagine della memoria. Niente autostrade né aeroporti, nessuna città, soltanto minuscoli villaggi collegati da sentieri. Le valli erano verdi, le montagne marroni, i fiumi blu, tutto come visto dalla prospettiva di un paracadutista che spicchi il salto, in una domenica di sole, da un aeroplano. Cercavo, tra i segni e i simboli, qualcosa che m'indicasse un posto dove andare con Karin. Ma ogni spiegazione riportata sul bordo della cartina suonava come una beffa: mulino, convento, caverna, ferrovia a cremagliera. Allora mi venne in mente che tutto il paesaggio dipinto di verde doveva ora essere ricoperto di neve, il terreno ghiacciato, i rami delle latifoglie spogli e neri. Ripiegando la cartina sentii su di me lo sguardo dell'uomo seduto al tavolo accanto. Lo guadai e vidi sospetto nei suoi occhi. Come vidi entrare Karin, apparve inutile proporsi una meta di viaggio ben definita. Prima di tutto usciamo dalla città, lasciamoci trasportare dalla musica del registratore, che piazzeremo in macchina dietro di noi, e fermiamoci quando farà buio. La guardai mentre si sedeva, si accendeva una sigaretta e, al mio rifiuto, mi ricambiava lo sguardo con stupore beffardo, "È da mercoledì che non ne tocco!" - "Sei il più assiduo non fumatore che io conosca!"; la osservai mentre parlava. Le si erano accentuate le rughe attorno agli angoli della bocca, o era una mia impressione? Avevo dimenticato l'esistenza del foruncolino sopra il labbro superiore; lei però usaya sempre - o aveva ripreso a usare - lo stesso rossetto viola. "Se mi trucco voglio sembrare artificiale, e non cosi stupidamente naturale''. Spalancava sempre la bocca quando rideva, baciava, beveva, cantava. Anch'io parlai delle tre ore appena trascorse, come se l'ultimo nostro incontro risalisseal giorno prima. Ma, mentre parlavo, mi sentivo osservato dallo stesso sguardo indagatore. Dovevo raccontarle che il giorno prima mi ero ubriacato? Ma con questo volevo dimostrare che era sbagliata l'impressione che aveva ora di me? Certamente anche lei aveva interpretato cambiamenti sul mio viso, in realtà momentanei, come segni di svolte compiute ormai da tempo; 150 - Peter Schneider

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