Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

racconti italiani radischi cantò la canzone che mettevano su quando stavano soli. Il pomeriggio che si erano baciati per la prima volta ascoltavano proprio quella canzone. Elena aveva una camicia bianca e sotto il lino della camicia Paolo sentiva il cuore che batteva. Restavano delle ore sdraiati vicini nella casa vuota. Elena aveva diciassette anni e lunghi occhi verdi. Si baciavano, non facevano altro. Adesso Paolo aveva trentacinque anni e la cravatta. Ballava con la sua bella moglie che faceva l'avvocato. Teneva gli occhi chiusi. "Hai riunioni questa sera?" disse lei, spezzando l'incanto. "No, no, poi non è il caso". Quando suonò il telefono erano le otto del mattino. Paolo sentì la voce del segretario provinciale. Il segretario arrivava in federazione la mattina presto e si metteva a leggere un pacco di giornali. Desiderava parlargli, possibilmente verso mezzogiorno. Fuori pioveva, il vento aveva riempito il cielo di nubi e se n'era andato. Paolo prese la macchina, c'era un gran traffico. Entrò in federazione a mezzogiorno meno cinque. Elsa, la compagna che stava alla porta, gli sorrise. Fece le scale e saltò il suo ufficio. Nel corridoio alcuni lo salutarono, altri no. La porta del segretario era socchiusa. La spinse dolcemente. Il segretario alzò gli occhi e disse: "Paolo accomodati". Paolo non notò nulla di particolare nel tono di voce; si sedette nella sedia di fronte. "Ti ho chiamato perché sono state tante le proteste dei compagni per il tuo ultimo editoriale. Tu sai che ti ho sempre sostenuto, ma questa volta anche alcuni compagni della segreteria si sono lamentati e hanno chiesto l'intervento della commissione di controllo". Paolo si agitò sulla sedia di plastica e disse: "Quando si vuole dare il via a una discussione bisogna calcare la mano. Il guaio è che nel partito è difficile discutere". "Ma dovevi interpellare la segreteria! Hai sbagliato perché hai fatto tutto da solo, così sembra un attacco al partito". "Va bene e adesso cosa devo fare?". Il segretario si arricciò i baffi. "Scrivere una lettera al giornale locale smentendo l'interpretazione che ha dato alle tue affermazioni, poi pubblicarla sul prossimo numero di Rinnovamento. Credo proprio che basti". Paolo guardò la finestra e i vetri schizzati di pioggia. Pensò ai pochi intellettuali della città che si erano congratulati dopo l'editoriale. Per loro era uno che poteva cambiare le cose. Gli avevano anche promesso un aiuto per organizzare un convegno che avrebbe fatto parlare. Il segretario con il volto pallido, i baffi neri e l'aria disponibile stava aspettando una risposta. Aveva trovato la soluzione più semplice e accomodante. Paolo si morse il labbro e disse: "Devo pensarci, comunque entro stasera ti faccio sapere". L'altro sorrise, ma per nascondere la preoccupazione. "Mi sembra che non dovrebbero esserci problemi". "Sì, credo di sì. Ti farò sapere". "E se i compagni della segreteria mi chiedono qualcosa?" Piero Gaffuri - 15

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==