narrativae poesia 146 - Paolo Volponi appaia in nessun modo l'esito di guidarle: lasciarle andare, immaginarle verso le circonvallazioni, i ricoveri degli usi cittadini, i viali i territori: un alato toro di ferro a punzoni dispone tutti gli incontri obbligatori nel labirinto di lettere e vetri pavimentato a lastre di porfido serpenti binari. La notte dei viventi si rimpicciolisce tra i latrati delle volanti e le strisce mano a mano che il taxi avanza verso le pietre degli archi bianchi e neri vuoti dentro la forma della loro età solo nel lucido litografico e inchiostrato dove rimbalzano le dita i tasti i bottoni dì vesti strappate portate via perdute. Le trompe-l'oeil diventa tema e contorno secondo il suo nome di oggetto. Il finestrino dell'auto teme un vecchio gelo rappreso tra il soggetto e gli scomparti della memoria: angoli e striature sopra il teso umore del contagio che mutano in fioritura un ceppo un'ortica assorbente. Poco più tardi le campane ridanno gli atti di una formella quotidiana che riesce a suonare consunta appena leggibile sulla vettura della mattina industriale. Lontano un altro suono dondola tra le vallate soffice sopra i marroni lavorati a brani tra i pali delle vigne e i canali a inseguire i salici e i fossati come un richiamo non arreso ... Il paesaggio inurbano affida tutto alla fonte mansueta ove intigne un cervo accanto al trono radioso tra le corna di splendore. Al margine in periferia il gruppo dei fedeli appena distinto di lato con il piede sinistro avanti a mani giunte oltre i cancelli per la timbratura eppure volto a guardare l'apparizione dalle vetrate dei piani del palazzo: passano in alto angeli con libri e anche con palme ma la loro formazione non comunica né annuncia ... Invece le schede timbrate dello speculum humanae salvationis dilatano i fori attorno ai corpi di animali mai visti, presto conosciuti per le code e per l'impronta dei morsi
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