Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

racconti italiani "Mah, non molto". "Invece hai l'aria stanca". "Sono preoccupato per il partito". "Allora non è un problema, sei sempre preoccupato per il partito". "Questa volta è diverso". Elena si alzò e gli si mise seduta accanto. "Mi hanno deferito alla commissione di controllo. Una specie di tribunale interno. Ho fatto delle critiche troppo pesanti alla linea politica". Elena saltò in piedi e afferrò le sigarette. "Pazzesco! Consumi le tue serate a fare riunioni. Paghi una quota tessera altissima. Spremi il cervello per inventare una quantità di iniziative culturali. E quelli cosa ti danno in cambio? Ti deferiscono al tribunale di controllo ... ". "Commissione di controllo". "Sì, alla commissione di controllo. lo li manderei al diavolo. Che si arrangino" disse Elena e tornò a sedersi. "Fai presto tu. Dimentichi che sono un dirigente e che alle prossime elezioni avrei anche potuto essere eletto deputato". "Me lo ricordo. Ma adesso cosa pensi di fare?". "Dipende da quello che mi chiederanno. Potrebbero chiedermi di smentire l'articolo che ho scritto, di fare l'autocritica". "Lo farai?" "Bisogna vedere come si mettono le cose". Elena gli si strinse al fianco e Paolo la sentì morbida. "Non devi assolutamente rinnegare le tue idee. Non mi va. Puoi fare a meno di loro. Se non diventi deputato poco male ma non umiliarti". Paolo le sorrise e le accarezzò le labbra con il dorso della mano. "Non è solo una questione individuale, devo pensare anche al partito e ai compagni. Devo valutare bene cosa fare, c'è il rischio che poi mi penta". Elena accese la sigaretta, buttò in alto il fumo e si girò a guardare Paolo tenendo la testa un poco inclinata. "Sei cambiato. Eri più ribelle una volta. Mi piacevi quando eri più ribelle, mi facevi venire i nervi ma mi piacevi". "Ero più giovane". "Mi piacevi di più - disse lei con un sorriso ironico - quando eri giovane". Paolo guardò il riflesso della strada che danzava sul muro. Lasciò scivolare la testa sullo schienale del divano fin sulla spalla di Elena. "Sai - disse - sono andato a parlare con Alvise". "Ah, quello anziano e simpatico". "Sì. Mi ha consigliato di sentire il professor Ermini". "li mio professore di liceo!?". "Si". "E cosa c'entra?. "È comunista. Alvise dice che ha avuto delle difficoltà col partito". "Era un bravo professore". "Vedo come si mettono le cose, poi andrò a parlare con lui". ''Sono sicura - disse Elena - che ti diranno di rispettare di più la linea del partito e che finirà lì". "Speriamo". Elena baciò Paolo sulla guancia sinistra e si alzò prendendolo per mano. Cambiò disco e gli cinse il collo con le sue lunghe braccia. Paolo la strinse. Il gi14·- Piero Gaffuri

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==