Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

narrativae poesia di un pesce di vetro, di una minuziosa doccia di perle, di colpe, di un viola rimorso secreto dalla sua stessa lingua alzata da quell'acqua di ondine parallele come capigliature ... salva e conduce il trascorrere delle sequenze alla figura successiva in cui le vele pungono una costiera altura fitta e deserta e appresso il bacio di Giuda con la morsura sopra la spalla, liquidò anch~es~o anco.ra con un'alga intorno al collo che fa rabbrividire alabarde e stendardi; in alto fiammeggia Io scorpione, si staglia verde la sella dei bardi, una ruota sopra un bandiera, un corsiero dell'ultimo giro di sguardi assiste allungato da una rozza prospettiva oltre qualsiasi'visiera, oltre i calanchi il volume la pozza dello speculum aperta intiera le pagine sopra ogni varco, spalancata e rigata l'umana cozza. Tanto la morte è totale che sempre giusto è il suo tempo anche individuale. Intanto da questa notte sorte una consonante mattina, una spada una sfarinata di brina sull'armatura terrestre; dai crinali fondi delle rotte sale il viaggiatore della paura sempre con lo stesso fragore, l'inganno sottile di quando improvvise crollarono le mura della gioventù. Ciascuno può giacere, alzarsi se non da vile certo come un ansioso sull'Òrlo del proprio cratere. Il giorno smorza le vene della mano e le appiattisce mentre sulla fronte gremisce l'inutile forza dello stesso pensiero ... Le tazzine davanti che l'uso rapisce sono i resti di templi a un veritiero dio sprofondato, retrocesso oltre le dentature giornaliere verso l'oceano dell'oscuro cesso tra le viscere dense della pece delle ali finte di Icaro. Prometeo grida lontano. Prometeo urla invano. Tutti i morti non vanno dalla stessa parte. Paolo Volponi - 139

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