narrativa e poesia e dei muri senza motivo né traccia; sempre soltanto in quegli spazi e fiere si riconosce la propria faccia, i profili dei campanili i mutamenti degli alberi spogli o sempreverdi ansiosi o incantati nei giardini svelati da un forte odore di verde di fiato, da un immenso vuoto dove il riflesso di un vetro o di un cancello diventa la volontaà di un braccio o di un fratello di entrare solo attonito inatteso eppure carico di tutto il peso. Il passato preme e sembra impigliarsi e chiudere, ma presto si vede che ne scorrono le membra poeticamente dentro il fiume restando anch'esso come il nostro poeticamente uguale: ciascuno è fermo... affiora sotto i primi versi della corrente ancora - ancora hà - quell'immagine di sé che la stagione i rimorsi sottraggono di continuo ... eppure già fissa e completa a fiore della corrente - la strisceva ben i p1à - tra i rami più alti dei boschi sfuggente o mischiata in basso tra il fango e i muschi foschi le radici sensibili alle orme anche alle chioccioline di mare screziate nei loro sputi e torme, gonfia e lievemente quale appare la porta scura della terra informe; quella più tenera e tritata, acino, bavetta al margine dei frutteti dei piccoli abitati e della stretta dell'invernata. - La morona s'è slonghèta, la palotta sta 'ttacchèta. - L'incanto è breve sopra l'azzurra valletta riserva di finestre nere e sciolta ignorata da qualsiasi difesa e non segnata... macchia di odore sconsolato e di una corta vegetazione tralignata sfuggita a un orto della borgata tra l'umidità di una vecchia peschiera, di uno stagno di oche, di una pozza sgorbiata dagli umori del tempo acqua di tramontana limpida plana per gli insetti dai pattini sottili in vena di prodezze e di esperimenti: un superstite, un branco o la ripresa Paolo Volponi - 137
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