narrativae poesia che né si immalta o ghiaccia e manco si impozza nella paura, per sempre secco dentro la gola. Ogni ferita è una macchia che nasconde morte e allodola, i buchi della tana e quelli della cintura. È solo la paura che allontana tutto il colore da ogni zinale, che tramuta la testa in male - artrova l'ago, ma perde 'I detale - e gli occhi? Chi manovra scellerato se non il verso di quel taglio che appena insanguinato patisce tra le curve guaste della vena sopra la mano? È un pensiero o una voglia quel taglio sospeso a recidere da sé la somiglianza, il velo dei ricordi? Sopraggiunge come ogni sera quella voce che entrava dentro, recando spavento, la casa al taglio freddo del vento e che stringeva chi stava aspettando non quei ritorni né il paterno tracciato sangue saliva, ma l'immagine di una locomotiva azzurra e ribollente lungo i giorni con due vagoni e un binario parallelo a una costa marina. L'orrore si accostava all'orlo della tavola che obbligava stretti a cenare e guardare nel diario della giornata, ogni giorno che si dipanava ammucchiando tra i piatti e le posate sull'acquaio senza materia né luce intorno i rintocchi impassibili di genti e metalli ridotti il materiale trascorso a un contorno di suono ripetuto insensato... eppure quella stessa mano l'implacabile grossa destra che spartiva e comandava ogni lato e che per intero consumava anche il tempo nel senso di quel fatale scomporsi degli atti e del fiato: quella mano si muoverà per sempre contro ciascuno di me: il sangue duro che di minaccia premeva le vene e le giunture ancora spaventa e mi accusa... tuttora che i mucchi del tempo l'hanno ormai intera ricoperta: o che si sia ritirata sottratta Paolo Volponi - 135
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==