narrativae poesia 134 - Paolo Volponi e l'insonnia corre sui treni, nella ripugnanza per il tunnel e i carboni di quell'insistente sapore ... Quando la notte altro non era che un'abitudine di casa, un'ala materna che si chiudeva sopra un a beatitudine invasa da innumeri venti pervasa da trenta finestre persuasa ... un branco di oche e di cavalli correva intorno alla casa ondulati colli piumati tra i cuscini: sembra sempre che stia per cadere ancora come sempre cedendo sformandosi ai lati, perdute le foci, la grande vallata di fronte ... distante disegna la faccia degli uomini feroci di una contrada sorella carnale. Quel vecchio che cresce addosso al male che scorge e addensa l'immagine e le voci ai finestrini di una personale segretezza della sottrazione di sé anche a se stesso davanti a quella ferita sulla mano che aveva il cadavere del padre - quando parli con me parli in paura - il fiato sul vetro ne fa scura I ombra infuocata e rade le chiome e le rughe a gocce oltre il nero vero e la misura. Cadevano i cadaveri dei nemici attentatori impuri casuali vicini tutti morti per conto loro sulle rampe di voglia e sui patiboli per insipienza o lussuria o solo per la presunzione di essere vivi interi capaci coscienti felici tra le loro mani con le teste confitte nel sapore dei propri fiati e parole, ricci nel concertino sfacciato delle porte catenelle porcellane letti mandole orci cuscini ori lavori a voce alta sui nodi di seta e d'amore ... e così ugualmente capaci di morire lasciando il corpo come un rumore, dimesso quale un indumento sparso il sospiro versata una sorsata dalla bocca, più volte ripresa perduta dissolta nel liquido che non s'invasa né si scalda
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