Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

narrativa e poesia Paolo Volponi insonniainverno 1971 Non risponderete per me, Potete dormire sonni tranquilli. La forza è un dirillo, solo i vostri figli Quando la notte altro non era che un'abitudine di casa, un'ala materna che si chiudeva. I treni nell'ombra che travasa insieme ogni pensiero e sera inseguono il fischio della vaporiera l'odore di caffè di una stazione invasa, appannata adesso sepolta... potrebbero viaggiare quelli di ieri come per la prima volta A. S. PUSKIN o di domani sempre lontani e fuori del sonno. O resecata spes, o raggelata facies, stolta vanitas vana... Nel vuoto arritonno di un piatto, orbita, terra incolta sopra un cespuglio di more colorato a metà dalle vernici della ferrovia. L'insonnia costruisce cumuli di carte sul pavimento, appunti ritagli versi in ordine dietro la sua parte: i mucchi diventano corpi immoti, persi terrapieni, ignoti paesaggi e intorno vi corrono i treni. I treni sempre sopra i raggi della stessa ora della stazione, pompa dello stesso sapore non riconoscibile, che svaga: vagone, o spes, faccia sul vetro come tra la neve inorridito bamboccio incanta la sfera di una perenne partenza, nello stridore fisso, senza frequenza. La morte è presente nelle stazioni Paolo Volponi - 133

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