Linea d'ombra - anno I - n. 1 - marzo 1983

raccontiitaliani appena arrivato a casa, e di un buon caffè, di quello che c'era sempre pronto per lei nella caffettiera della cucina. "Accanto al frigo", precisava, come se qualcuno fosse là a due passi dal porgerglielo. Vidi crearsi allora tra il nano e la donna che gli stava accanto ùn forte tepore d'alleanza e mi balenò in mente che forse le altre due erano semplici spettatrici. Ma non sapevo ancora bene di che. Avevamo da poco oltrepassato Novara. Ricordo ancora distintamente questo particolare: eravamo a metà del nostro viaggio. Fu proprio in quel tratto che le cose mi si chiarirono definitivamente, se mi è consentito usare parole così grosse per un episodio così modesto, che certamente solo la mia insana curiosità ha ingigantito. Avevo già notato che le due donne che ho chiamate "spettatrici", erano talvolta lievemente imbarazzate come chi non ha molta dimestichezza, ma avendo ricevuto un favore, sa di dover sforzarsi di essere più gentile e amabile di quanto spontaneamente non sarebbe. In più la condizione fisica di nano, che distingueva quell'uomo, i rapporti che sicuramente esse intrattenevano con l'eventuale sua sposa o compagna, erano tutti elementi che forzavano quelle premure. Seppi dopo qualche minuto che erano delle vicine di casa grate al nano per qualche cosa. Appresi, attraverso i discorsi seguenti, che grazie a lui avevano assistito, non solo a uno spettacolo - cosa che può essere abbastanza comune - ma alle prove di uno spettacolo. E tutto ciò senza spendere un soldo, come si capiva dalle storie di ingressi e conoscenze infinite che già da qualche tempo il nano faceva circolare nel compartimento senza troppi velami. Non erano dunque patiti della lirica i miei compagni di viaggio. In realtà nemmeno una volta, da quando erano entrati, avevo sentito citare una voce, un autore, il titolo di un'opera, o fare la descrizione di una scena. Si sentiva, invece, nelle nuove allusioni piene di sussiego del nano la presenza di un qualche maestro, di un qualche direttore, di un'autorità insomma, capace di indicare, controllare, correggere. Entrava, ora, nel compartimento, con quella nuova figura, un'importante possibilità di essere approvati, rimproverati, o addirittura esclusi: per sempre. Ma non si trattava di un direttore d'orchestra, da quel che potevo vagamente dedurre. li nano idealmente s'inchinava parlandone e il solo nominarlo faceva gonfiare d'orgoglio il suo piccolo torace. Nello stesso tempo ogni notizia, sapientemente lanciata al momento giusto serviva da richiamo come un'esca, non finiva mai di attrarre su di lui l'attenzione, creando, almeno in me, una sorta d'impaziente attesa. La nuova figura piena d'autorità ch'era apparsa da poco nel suo discorso, prese un aspetto benigno. Si era infatti rivolta a lui quella sera e gli aveva detto: "Bravo, veramente bravo, così va molto bene". li nano illustrò allora quanto fosse difficile quel suo movimento ch'era stato così ammirato: "Eseguire un doppio salto mortale, dopo la scalata della colonna, e poi ripiombare in piedi proprio al centro del palcoscenico, ve l'assicuro io, non è roba da poco". Presto venne fuori un certo "quell'altro", individuo scialbo, insignificante, nel suo discorso, che non aveva saputo eseguire l'esercizio. E infatti quella stessa sera, costui non era riuscito a strappare neppure una misera lode alla già citata autorità, il cui apprezzamento scendeva ancora nella gola del nano come biondo miele d'acacia. Le due donne, quelle che ho chiamato "le spettatrici", sempre un po' imbarazzate gli dicevano, a piccoli intervalli, ch'era stato veramente bravo. Anche la sua compagna riconobbe con discrezione che quella sera egli aveva affrontato 124 - Maria Schiavo

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