nelmateriale", portò dunque a una nuova ricerca,a una fusione di strumenti ormai tuttiben oliati, il cui risultato sono appunto i pezzi di Musicaper camaleonti. Per cominciare, c'è in essi il ritorno alla prima persona: "da un punto di vista tecnico la maggiore difficoltà che avevo incontratoscrivendo A sanguefreddo era il lasciarmene completamente fuori (... ). Ora invecemi posi al centro della scena". "lo" gli serve per parlare di sè, a volte, comenella confessione finale Rigiramenti notturni, ben più sincera e ben meno frivolache non l'Autoritratto di / cani abbaiano; per parlare di gente famosa (lo splendidoritratto - intervista - racconto su Marilyndi Una bellissimabambina; e il colloquioin carcere con l'amico di Manson, il Robert Beausoleil di E poi è successo); ma anche per parlare di gente più comune. "Ricostruii in modo rigoroso, minuzioso,conversazioni banali con persone qualsiasi: H custode della mia casa, un massaggiatoredella palestra, un vecchio compagno di scuola; il dentista. Dopo aver scritto centinaia di pagine di queste coseun po' stolte arrivai a uno stile. Avevotrovato una struttura in cui potevo raccogliere tutto ciò che sapevo dello scrivere",dice Capote nella prefazione; e i "pezzi" più dimostrativi e riusciti di questo lavoro sono quelli che riguardano una camerieraa ore (Una giornatadi lavoro), o una vecchina conosciuta per caso· (Un lume allafinestra), o certi abitanti della natale New Orleans proletaria rivisitati (Giardinni ascosti). Ora non è più il personaggio del "divo" ad attrarre soprattutto Capote. La sua attenzione al personaggio resta e si precisa come attenzione di narratore, di cronista, di sceneggiatore, e commediografo. Allo stesso tempo. Ogni situazione, ogni personaggiodeve avere in sè qualcosa di rivelatore e di "straordinario" per meritare il suo interesse. Spesso questi ';pezzi" (racconto? memoria? reportage? atto unico? giallo? cronaca? pettegolezzo? prosa d'arte?) h·anno un finale a sorpresa, come nei classici racconti dell'Ottocento. discussione Spesso hanno spunti "criminali" come nel breve romanzo-reportage Bare intagliatea mano, inchiesta su un "omicidio multiplo", il solo che sembri interessare Capote e che sembri rivelargli l'anima vera e nera degli USA, piena di affettuose figure provinciali, e di illuminanti rivelazioni sulla "banalità del male", quasi un contraltare di A sanguefreddo; perché qui l'autore si fa anche protagonista - solo attraverso di lui la storia cresce e i personaggi s'incrociano - e perché l'omicida non è un aspirante alla fama ma proprio un padrone. Sempre si tratta di personaggi bizzarri, rivelatori, alti in colore, come nella miglior tradizione del racconto meridionale. L'occhio è freddo, anche se il narratore parla di sè; e il giudizio, sospeso quando si tratti di personaggi non gradevoli è invece caldo quando si tratta di personaggi decisamente gradevoli o decisamente sgradevoli. Il dialogo, trattato con tecnica da teatro o da sceneggiatura cinematografica, è sempre pregnante, quotidiano e immediato, ma capace di nascondere o di dire, direttamente o indirettamente, come è della realtà. Il banale non è mai banale (il vicino di casa paralitico e santone, può ben essere una spia dei russi, come in li signor Jones), perché a Capote il "banale" non interessa. La sua arte consiste nella gamma delle scritture, perfettamente amalgamate, e degli effetti perfettamente dosati, e ha il suo punto di forza, come era dei grandi narratori, nella curiosità che lo muove e nella curiosità che sa suscitare nel lettore. Truman Capote intervistatore si fida della sua capacità di osservazione, della sua intuizione e della sua memoria, e diffida degli appunti e ancor più del registratore. Ma tiene evidentemente un diario, mucchi di appunti e di annotazioni quotidiani. Fa della sua curiosità un'arte e un mestiere, e della sua intelligenza uno strumento. Ha perso in snobismo ciò che ha conquistato in approccio cosciente alla realtà minima e massima che lo circonda. Non dimentica mai se stesso, ma sa anche mettersi da parte se necessario. E di se Goffredo Fofi - 103
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