Il Leviatano - annno II - n.13 - 8 aprile 1980

~~ ... ~--- ..... ii --~. aveva illustrato addirittura alla TV tedesca lo sprezzante ricatto dell'URSS. Anche se è vero che, alla fine, i Paesi europei della NATO hanno preso la decisione di ammodernare la difesa nucleare dell'Europa, è però altrettanto vero che ad essa sono giunti con smagliature che giustificano il sospetto che solo il lungo tempo occorrente per l'installazione del nuovo dispositivo missilistico ha acquietato le paure dei governi europei. Sul terzo avvenimento l'indignazione verbale, le sommesse proteste, le superflue dichiarazioni di fedeltà all'alleanza atlantica, le definizioni di «inaccettabilità» dell'aggressione sovietica ali' Afghanistan e via discorrendo hanno avuto il loro vero punto di sintesi nella dichiarazione francotedesca del 5 febbraio in cui testualmente si legge che Francia e RFT «dichiarano che la distensione non resisterebbe ad un altro colpo di questo tipo». Come se l'attuale crisi non mettesse in discussione la distensione, ed essa fosse divisibile e non un tutt'uno inscindibile e· non dipendesse da una o da entrambe le superpotenze, nelle cui mani è rimessa la pace nel mondo. Questo stesso comunicato e la proposta «concreta• del ministro degli esteri inglese, Carrington (nella latitanza del nostro fatiscente ministro degli esteri, presidente di turno del Consiglio dei ministri della CEE), di offrire la «garanzia» dei Paesi europei alla neutralizzazione dell'Afghanistan in cambio del ritiro delle truppe sovietiche, danno la misura dello smarrimento e dell'incapacità dei governi europei non soltanto di avere una politica estera unitaria ma anche semplicemente di dare una qualsiasi risposta dignitosa alla crisi. Fortunatamente tale comportamento riguarda soltanto i governi di fronte all'ignavia dei quali sta il solenne voto dell'unico organismo rappresentativo dei popoli europei, il parlamento europeo, che non ha esitato a condannare duramente l'aggressione ali' Afghanistan invitando - senza curarsi dei cincischiamenti ufficiali - gli europei a non partecipare alle Olimpiadi di Mosca. Si potrà discettare a lungo sulla «ideologia della distensione» quale essenzialità della politica europea. Ma ciò non sposta di un IL LEVIATANO millimetro né giustifica il velleitarismo e l'incapacità dei governi europei di formulare una politica estera unitaria. Né può nascondere l'infragilimento di tutte le condizioni che, pezzo dietro pezzo, avevano costruito la speranza che l'Europa potesse riconquistare un ruolo adeguato all'importanza del peso economico che ha e di quello politico che potrebbe ancora avere nel mondo. Ormai è chiaro che la distensione non dipende più dai Paesi europei, dato che essi hanno di fatto accettato che l'iniziativa restasse ancora nelle mani degli Stati Uniti e dell'URSS. E quel multipolarismo, su cui si è favoleggiato in Europa in questi ultimi anni, si è dimostrato solo un'inconsistente esercitazione polemologica atta a nascondere l'insussistenza della politica estera dei Paesi europei, la cui più autentica realtà sembra essere una sostanziale vocazione alla finlandizzazione di fronte alle due superpotenze. Gianni Finocchiaro UNGHERIA Il vaso di coccio L CONTRADDIZIONIDELLA realtà ungherese si possono forse sintetizzare in questa constatazione: un Paese privo di materie prime, che dipende dai Paesi occidentali per la tecnologia e dalla Unione Sovietica per le materie prime e, in primo luogo, per le fonti di energia. Un Paese inoltre che intrattiene con l'URSS oltre il 60% dei suoi scambi commerciali, ma che è legato in modo essenziale ai mercati occidentali, al punto che il suo deficit nei confronti di questi ultimi ammonta oggi a circa 5 miliardi di dollari. Questo spiega come per l'Ungheria sia indispensabile il proseguimento della politica della distensione per poter continuare a sviluppare· il doppio binario della sua linea di sviluppo economico; ma questo spiega anche come per l'Ungheria sia altrettanto indispensabile mettere la propria economia in condizioni ~~..- ..... • lliiii ~ ii di affrontare i mercati occidentali, se non in una situazione di pari efficienza produttiva, almeno riducendo considerevolmente lo enorme divario attualmente esistente. Sono state appunto queste coordinate che hanno rappresentato i punti di riferimento del dodicesimo congresso del Partito socialista operaio ungherese (comunista), svoltosi a Budapest tra il 24 e il 26 marzo, a quasi un mese di distanza dal congresso del Partito comunista polacco. Quali sarebbero stati i punti centrali della discussione congressuale era già sufficientemente chiaro nei giorni che hanno preceduto la apertura dei lavori. Conversando con i funzionari statali e di partito, con gli intellettuali e con i tecnici della pianificazione, i giornalisti occidentali presenti a Budapest raccoglievano voci assolutamente concordi nel prospettare la necessità di una profonda revisione della politica economica che permettesse al Paese di tagliare i rami secchi dell'economia. Altrettanto concordi le voci sull'opportunità di rivedere il sistema dei salari, in modo da privilegiare l'efficienza e il lavoro qualificato modificando· l'egualitarismo e l'appiattimento finora prevalenti. «Lo Stato non può continuare a dissanguarsi sovvenzionando le imprese in perdita - confidava un funzionario incaricato della redazione del prossimo piano quinquennale per gli anni 1981-85-cosìcomenonpuò continuare a pagare tutti gli operai allo stesso modo, a prescindere dal loro rendimento. La sicurezza del posto di lavoro e l'egualitarismo assoluto non possono mai rappresentare degli obiettivi prioritari». «Se gli imperativi etici e gli incentivi morali si rivelano insufficienti per assicurare una produzione elevata e un rifornimento regolare dei diversi settori produttivi, è chiaro che occorre modificare profondamente il sistema». «Non si tratta di rinnegare i principi della pianificazione e del socialismo-concludeva il suddetto funzionario-ma di integrarli con quelli ·del calcolo economico e della produttività». Quello che veniva detto con maggiore precisione dall'economista di Stato trovava conferma nei discorsi registrati a tutti i livelli; e acquista maggiore interesse se si pensa che queste osservazio11

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==