DISTENSIONE L'euroopportunismo NEGU ANNI '70 NEI PAESI della Comunità europea eran sorte grandi speranze sulla prospettiva che l'Europa potesse riavere un ruolo importante nella politica internazionale, e che bastasse coordinare con coerenza le iniziative dei ministeri nazionali per poter dar vita ad una politica estera unitaria dell'Europa. Era l'epoca felice in cui, negli incontri al vertice dei governanti dei paesi della CEE, si amava ripetere che l'Europa avrebbe dovuto parlare al mondo «con una voce sola». A testimonianza di tale speranza si citava l'atteggiamento unitario mantenuto dai Paesi della CEE nel corso dei dibattiti e delle trattative nella conferenza per la sicurezza europea. Mentre i più fiduciosi europeisti arrivarono a formulare la teoria secondo la quale l'iniziativa europea avrebbe limitato automaticamente il potere delle due superpotenze e che, al limite, entrambe non avrebbero potuto non seguire le sue proposte e la sua politica specialmente nei confronti dei Paesi del terzo mondo. Cinque mesi di grave e profonda crisi dei rapporti internazionali costituiscono un arco di tempo sufficiente per cercare di capire se l'Europa ha assolto e continua ad assolvere un suo ruolo nella scena internazionale e se ha mostrato di avere una sua politica estera. Per una analisi del genere basta gettare un rapido sguardo ai principali avvenimenti che hanno contribuito a creare la crisi dei nostri giorni per vedere qual' è stata la politica dell'Europa per fronteggiarla o comunque per dare ad essa una risposta. Tralasciando le vicende del sud-est asiatico (aggressione vietnamita alla Cambogia, attacco cinese al Vietnam, genocidio del popolo cambogiano) e l'avvicinamento della Cina ajl'Occidente, il primo avvenimento importante è la vicenda degli ostaggi americani dell'ambasciata di Teheran; il secondo è la questione del con10 ~~.,,.~~- lliiiiia#I ■ lliiiii.. ■ trobilanciamento della superiorità missilistica dell'URSS in Europa; il terzo, infine, l'aggressione sovietica ali' Afghanistan. Dinanzi al barbarico sequestro dei 50 diplomatici americani l'atteggiamento dei Paesi europei è stato di una abulia senza confronti, come se quel gesto inaudito fosse una questione bilaterale irano-americana e non, invece, quel che in effetti è stato. Cioè un colpo mortale a millenni di cultura europea che, nel procedere verso una superiore civiltà, aveva creato quelle regole giuridico-morali violate dagli iraniani, e il cui valore universale dava un senso alla convivenza civile tra i popoli e gli Stati. L'immagine dell'Europa genuflessa dinanzi gli ayatollah e rispecchiata dalla risposta data dal presidente francese, Giscard d'Estaing, nella conferenza stampa del 29 gennaio scorso ad un giornalista il quale, dopo aver fatto osservare la scarsa solidarietà della Francia agli USA, gli chiese se egli non si fosse rammaricato in «qualche maniera dell'accoglienza riservata a suo tempo all'ayatollah Khomeini». - «Guardi la realtà- ha risposto quel cortesissimo gentiluomo di campagna-. Se la Francia lo scorso anno avesse compiuto un gesto brutale nei confronti di Khomeini, avrebbe SCHMIDT, THATCHER, GISCARD causato essa stessa l'esplosione (... ). Se contro l'ayatollah fosse stato compiuto un gesto violento o scortese, proprio noi oggi saremmo in scena (... ) nell'attuale situazione ci saremmo proprio nOÌ>t. Se la risposta del presidente francese meritasse la dignità di un commento, non potrebbe essere definita nulla di più che cinica, stupida e vile. Ma purtroppo non è la sola. Cosa, infatti, al di là dei rimbrotti morali, hanno fatto di più tutti gli altri Paesi europei se non lodare l'inettitudine elettoralistica del presidente americano definendola prova di saldezza di nervi e di superiore saggezza? Sul secondo avvenimento le proposte di dissolvenze, di rinvii dell'installazione degli euromissili e le implorazioni di intavolare trattative preventive con l'URSS hanno coinvolto quasi tutti i Paesi europei e moltissime delle sue forze politiche. Fino a subire lo sprezzante diniego dell'URSS di accettare una qualsiasi trattativa sol che i Paesi della NATO avessero dato il consenso di procedere alla fabbricazione dei Cruise e dei Pershing 2. L'unico sussulto di dignità europea ci pare essere stato il richiamo del ministro degli esteri tedesco, Genscher, al suo collega sovietico, Gromiko, che 8 APRILE /980
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