qualsiasi discorso a carattere presidenzialistico, in particolare nella situazione politica italiana. Ciò che bisogna fare è attuare la Costituzione, dar corpo agli istituti che la Costituzione prevede e che sono stati assassinati dalla Democrazia cristiana con la complicità della sinistra. Abbiamo chiaramente espresso il nostro totale dissenso rispetto a qualunque manovra di ingegneria costituzionale che è o un alibi e una fuga in avanti, o il tentativo di farsi portatori di una politica restaurativa. Le modifiche della Costituzione servono a risolvere le contraddizioni del capitalismo e dell'attuale sistema, il quale, anche su scala internazionale, cerca di far tacere l'antagonismo che genera con una politica autoritaria. Si tratta, al contrario, di servirsi della Costituzione per far avanzare un nuovo progetto di sviluppo, un nuovo sistema di valori, un nuovo modello di società. Fermali non firmando CoME RISULTA CHIARAMENTE DALL'INTERvista con Giuseppe Rippa, segretario del Partito radicale, la proposta di dieci referendum avanzata dai radicali ha soprattutto una funzione politicostrategica complessiva. Rippa dice che al/"elettorato viene consentito, anche, di esprimersi sulle specifiche questioni per le quali è invocato il referendum, ma insiste sul fatto che il pacchetto complessivo rappresenta «una strategia• per «mobilitare il Paese contro l'opposta strategia del regime, che consiste nel privilegiare gli accordi di vertice»: contro gli avversari (che sono tutti i partiti, dai fascisti ai repubblicani, dai socialdemocratici ai comunisti: «fermali con la firma», recita lo slogan per i referendum, illustrato da un ritratto di tutti i segretari dei partiti) i radicali, per bocca di Rippa, ritengono necessaria una «forzatura» del sistema politico, un, potremmo dire, bastone 6 fra le ruote che ne inceppi il già precario funzionamento. Ciò sarebbe necessario, perché il «regime» marcia verso una «trasformazione autoritaria dello Stato», «una restaurazione di carattere autoritario-repressivo» voluta dal «capitalismo» che, anche su scala internazionale, genera un «antagonismo» che poi sente il bisogno di reprimere. Per i radicali del 'ultima generazione, a un capitalismo intrinsecamente antidemocratico occorre rispondere facendo avanzare «un nuovo progetto di sviluppo, un nuovo sistema di valori, un nuovo modello di società». Rippa conferma così quanto su questo giornale si è già fatto osservare: e cioè che il Partito radicale, nel corso degli anni, e probabilmente sotto la pressione degli eventi del decennio e grazie alle deformazioni tipiche di un piccolo movimento diretto da un capo carismatico, ha sensibilmente modificato la rotta iniziale e da partito del 'alternativa laica, democratica, occidentale è divenuto partito de/l'alternativa al sistema: non, si badi bene, de/l'alternativa al sistema .li potere democristiano; ma al sistema occidentale: :•e è conferma il fatto che i temi radicali sono stati trasferiti a livello europeo e nel parlamento di Stra~ sburgo, dove i radicali sono sostanzialmente isolati, mentre ancora pochi anni fa (e ne è testimonianza lo stesso simbolo radicale della rosa nel pugno, ripreso da quello di Mitterrand) essi aveano come punto di riferimento leforze di opposizione interne al sistema politico di altri Paesi. Certo, è da apprezzare il fatto che, finora, lo «spirito rivoluzionario» dei radicali (perché di questo sostanzialmente si tratta) continui ad esprimersi attraverso gli strumenti, sia pure piegati ad un uso improprio, della democrazia costituzionale: le raccolte difirme, le manifestazioni pacifiche, gli scioperi della fame, lo stesso abusato ostruzionismo parlamentare sono strumenti che, in democrazia, hanno una loro liceità, che non può pretendere l'azione squadristica, l'atto di violenza e prevaricazione, il terrorismo. Ma resta il fatto che il Partito radicale si propone, per dirla con gli ingraiani, la «fuoriuscita dal sistema• capitalistico, cioè democratico-occidentale: ed è certo non privo di significato che a questo si accompagni una prowessiva perdita di fiducia nella democrazia rappresentativa (si vedano anche le incertezze sulla partecipazione alle elezioni amministrative e regionali) e un accentuato privilegio per la cosiddetta democrazia diretta. In queste circostanze, la proposta radicale dei «dieci referendum» è, per quanto ci riguarda, inaccettabile. Il nostro obiettivo è opposto rispetto al loro: è quello di ricreare le condizioni per unfunzionamento non anomalo del sistema democratico italiano, nell'ambito del sistema di vita e del quadro di alleanze dei Paesi democratici del 'Europa e della America. Noi invitiamo pertanto a non firmare le proposte dei referendum. E possibile tuttavia che il numero di firme necessario venga raggiunto e che almeno alcuni dei referendum proposti arrivino effettivamente al vaglio del- /' elettorato. Offriamo quindi al lettore anche un giudizio sui singoli referendum (alcuni su questo numero, altri sul prossimo), espresso dai nostri collaboratori. Si vedrà che anche sulle singole questioni la nostra opinione è, nella maggior parte dei casi, negativa, a ulteriore conferma che il «nuovo modello di società» proposto dai radicali è ben lontano dai nostri ideali politici. g.s. I APRILE /980
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