Il Leviatano - anno II - n. 11 - 25 marzo 1980

EDITORIALE L 'ecumenicomunismo LA MASSIMA ASPIRAZIONE IN POLITICA estera dei dirigenti del Partito comunista italiano sarebbe di riuscire ad essere amici di tutti e nemici di nessuno. Amici dei russi, naturalmente, ma anche amici dei cinesi; amici dei gollisti e amici degli americani; amici dei «movimenti di liberazione» di tutti i generi e di tutte le ispirazioni e amici dei dirigenti dei Paesi del terzo mondo contro cui molti di questi stessi movimenti sono diretti; amici dei palestinesi e amici di Israele. Un'aspirazione lodevole ma, si converrà, un poco irrealistica. La «coesistenza pacifica» e la «distensione» nascono dalla cognizione del fatto che, in una epoca in cui una guerra generalizzata sarebbe combattuta con armi nucleari, con il rischio di un'ecatombe di dimensioni apocalittiche, i conflitti internazionali dovrebbero essere risolti attraverso le trattative, gli accordi pacifici;in un quadro di equilibrio mondiale, di pazienza e 2 comprensione degli interessi vitali altrui, di autolimitazione di esige!}Ze rivendicazioni. Nei punti più caldi e controversi, l'accordo può consistere, in alcuni casi, nel ricorrere all'opera di mediatori o nell'affidarsi a fattori relativamente «oggettivi», come il principio di nazionalità, il risultato di libere elezioni, ecc. Ma un conto è proporsi la soluzione pacifica dei conflitti esistenti, cosa d'altra parte, come insegnano i trentacinque anni del dopoguerra, non certo scontata, un altro conto è ritenere che il mondo sia entrato in un'epoca di fraterna amicizia tra popoli e Stati. E fuori discussione, per esempio, che Stati Uniti e Unione Sovietica sono potenze in conflitto inconciliabile. All'opposto per quanto riguarda il loro modo di vita, le loro istituzioni, i loro valori fondamentali, dotate ciascuna della terrificante capacità di distruzione pressoché totale dell'altra, esse non possono né combattersi per 25 MARZO /98()

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