...... ~~ ... _ ...... ~~ .. .. ■ . ~ .. - .. .. ~ .. - Accreditando così la tesi ufficiale che la quasi totalità dell'opinione pubblica sia col governo e col partito; e «sorvolando» sul fatto cruciale che il regime sovietico ha spezzato tutti gli indicatori - elezioni, libera stampa, diritto di organizzazione - necessari appunto per verificare che cosa la gente realmente voglia. Al limite del grottesco, poi, il tentativo di stabilire una sorta di parallelo fra ciò che il governo russo fa nel suo Paese e una presunta crisi della tolleranza in America .. In ogni caso anche queste reazioni a mezza bocca debbono essere, in seguito apparse troppo compromettenti al gruppo dirigente, forse sottoposto a pressioni «riservate» da parte sovietica, sea Torino, Firenze, Pavia e Pisa, i comunisti hn11110 l'otnto contro la concessione della cittadinanza a Sacharov, protestando contro il «carattere propaf.!andisticn» (!) del gesto._ Questo fenomeno di ambivalenza, e di continuo ritorno dei vecchi schemi e dei vecchi riflessi giustificazionisti, dovrebbe essere sottoposto al fuoco de/I'attenzione e della critica di chiunque speri nella liberazione del potenziale innovatore imprigionato e stravolto nel PCI. Sia che, si ritenga che questo potenziale possa rendersi disponibile solo attraverso la crisi radicale e il crollo del B gruppo dirigente e dei suoi strumenti ideologici e organizzativi (leninismo, centralismo democratico); sia che, come Scalfari ed altri, si ritenga possibile invece uno sviluppo non traumatico. Paolo Demartis SOCIALISTI Non volevano il pentapartito? NEL GIRO DI UN PAIO DI MEsi il gruppo dirigente del Partito socialista è riuscito a distruggere quella credibilità che, in tre anni di faticoso lavoro politico, aveva dato una nuova immagine al PSI. Le tappe di questa operazione più che alla, ormai tradizionale, «nevrosi socialista» sembrano doversi attribuire ad un misterioso ed endemico mal sottile interno che qualcuno ha drasticamente definito una sorta di cupio dissolvi. Anche se una certa ritmìa lascerebbe sospettare un disegno politico preciso diretto a rendere sempre più ambiguo il comportamento e il ruolo del PSI nella vita politica del Paese. Cerchiamo di ricostruirne l'iter. Nel corso dell'ultima campagna elettorale, fra le tante fumisterie tratte dal •progetto socialista per l'alternativa», la proposta che più caratterizzò la propaganda elettorale del partito e che riuscì ad affascinare l'elettorato fu il famoso •patto con gli elettori per garantire la governabilità del Paese». Certamente con essa il PSI riuscì a risalire la china da una sconfitta largamente prevista anFRANCESCO COSSIGA, che dagli stessi suoi dirigenti; come dimostrarono le loro prime dichiarazioni, tra lo stupito e il rassegnato, rese a caldo appena arrivarono i primi risultati elettorali sfavorevoli, che davano un PSI inchiodato al 9,6% delle precedenti elezioni. L'imprevista avanzata nel Sud riuscì a bilanciare le perdite subìte nell'Italia del Nord e costituì il grosso di quell'aumento dello 0,2%che lo annoverò fra i partiti vincenti delle elezioni del 3 giugno. La promessa di dare il proprio determinante contributo alla governabilità del Paese fu poi rafforzata dall'impegno unanime del PSI nel breve periodo dell'incarico a presidente designato conferito a Craxi nella metà di luglio 1979 e testimoniato dal ragionevole documento diffuso sotto il titolo: IO punti programmatici per una politica di rinnovamento. Tutti sappiamo come quel tentativo, che ebbe il sostegno di tutti i partiti laici e la simpatia della stampa non comunista, fu bloccato dalla Democrazia cristiana sotto la duplice spinta del suo spirito egemonico e dell'imminenza del congresso, già convocato, che si I I MARZO /98()
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