■111U1-.r .. 111U1■ _ ■111U1-.r .. 111U1■ ... ■ ....... - ... ■ ....... - GOVERNO Unapresidenm, socialista o lai_ca Gu UNICI CHE NON L'HANno capito sono i socialisti. Che cosa? Per dirla con le parole di un grande cronista come Giampaolo Pansa, che «ne vedremo di tutti colori, ma il governo con i comunisti la DC non lo farà mai•. Pansa era arrivato a queste conclusioni fin dalle prime battute del congresso democristiano, dopo aver sentito la temperatura del Palasport durante il discorso di Helmuth Kohl, il quale, non essendo avvezzo al linguaggio politico _italiano, aveva detto in tedesco_ BE1TINO CRAXI ·quello che pensano tutti i dc di casa nostra, che non hanno alcuna intenzione di portare al governo «un partito le cui basi ideologiche sono identiche a quelle degli invasori dcli' Afghanistan•. Ne seguirono ovazioni, e fu a questo punto che Pansa scrisse per «Repubblica» l'articolo che cominciava: «arrivano i democristiani di Germania e scatta il momento della verità•. Questa verità, poiché è scontato che «ne vedremo di tutti colori• può essere mistificata dagli Andreotti, dai Piccoli, dai Forlani, 6 dai Galloni, ma salterà sempre fuori qualcuno-magari un Evangelisti - a ricordarla al momento opportuno a chi fa finta di non capire. Non è che la Democrazia cristiana abbia sacri principi da difendere, e che si preoccupi, come Kohl, delle basi ideologiche di Berlinguer. Niente di tutto questo. Soltanto ha capito che andare alle elezioni (politiche o anche solo amministrative) presentandosi come il partito che «apre» ai comunisti vorrebbe dire perdere milioni di voti, e scatenare quel processo di decomposizione che sarebbe il principio della fine della Democrazia cristiana. Ha ragione, insieme a Pansa, anche un altro grande giornalista, Montanelli, il quale avvertì che, non si sa come, ma l'elettorato democristiano, al Palasport, era riuscito a entrare malgrado i posti di blocco piazzati non dagli agenti dell'antiterrorismo, ma dalla segreteria uscente (e dimissionaria) di Zaccagnini. Una cosa. secondo me. non è lecito dire: che la DC non abbia scelto. Il suo «no» al Partito comt:mista lo abbiamo sentito tutti, ed è stato forte e chiaro. Certo, al Consiglio nazionale ci saranno ca-. priole inverosimili per convincere i comunisti a fare i servitori sciocchi di un governo dc in attesa di una «apertura• nel Duemila, ma questo non cambierà la convinzione dello stato maggiore democristiano secondo cui, se si presentassero ali' elettorato in compagnia di Berlinguer, quella tragica spaccatura 42 contro 58 per cento determinatasi sul preambolo Donai Cattin (già maggioranza anti-PCI in sede congressuale) sarebbe solo una pallida idea di quella da contare in sede elettorale. Senza dimenticar di contare un'altra cosa: che il 42 per cento del cartello Zaccagnini-Andreotti-Evangelisti (perché trascurare il terzo della trinità?) poneva tali e tante condizioni a Berlinguer da non rischiare nemmeno l'imprevedibile, una risposta positiva del PCI, come così bene aveva spiegato in una •storica» intervista televisiva Berlinguer in persona (quando disse con innocente sincerità che, se fosse già stato al governo quando si doveva decidere sul sistema monetario europeo o sugli euromissili, avrebbe aperto la crisi piuttosto che accodare il suo partito a scelte - occidentali - così vincolanti). Anche il PCI, in sostanza, pensa al proprio elettorato, e ha capito benissimo di che cosa si tratta: la DC al massimo gli chiede di fare il porta-borraccia, non il caposquadra al prossimo giro d'Italia. Perciò ha reagito al congresso democristiano prima con irritazione (sacrosanta anche se patetica) poi cominciando a prendere le distanze (secondo una linea sintetizzata bene nel titolo di un'inchiesta condotta da Giovanni Russo per il «Corriere della sera•: meglio all'opposizione che in mezzo al guado). Il problema, quindi, non sta nel continuare a discutere sul governo di unità nazionale, che non esiste e non esisterà mai con questa DC, ma nel decidere come mettere in piedi un governo che _governi: da chi diretto. da chi composto. con quale programma (non finalistico e neppure inzeppato di fantastici «elementi di socialismo•) ma concreto di lavoro per affrontare la crisi economiIl MARZO 1980
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