Il Leviatano - anno II - n. 9 - 11 marzo 1980

EDITORIALE Falsi i bilanci dei partiti CAPoLA voRo ASSOLUTO DI JAITANZA rourIca, delicato gioiello di avvedimento tattico. Nel primo senso, il raddoppio della previsione finanziaria per il contributo ordinario annuo ai partiti politici, da 45 a 90 miliardi, incastonandosi come è venuto a incastonarsi fra lo scandalo delle tangenti arabe dell'ENI e quello della honne hourhe del ministro Evangelisti è stato vittima. occorre ricom"cerlo. di 11na sceno!,!rafia perlomeno infelice. Ma nel secondo, come non ammirare la grazia, la precisione, il garbo con cui l'iter di una tale delibera viene a cadere tutto intero all'interno di quel periodo di sessanta giorni entro i quali, a norma di Costituzione, va convertito in legge il decreto Cuminetti sull'editoria giornalistica? A parte gli assai concisi comunicati ufficiali, i registi dell'operazione sapevano cosl di poter contare anche sul silenzio-stampa. Che c'è stato, infatti, e quasi totale: con le rare eccezioni di Alberto Ronchey sul «Corriere delta sera» e dei deputati La Malfa e Rodotà. prevenire balzi incontrollati della scala mobile, sul cui andamento questa voce influisce per la verità in misura modesta. Imposto, più probabilmente, per far sentire alla stampa il morso amaro del potere, e non privare i potenti del governo e dei partiti delle raffinate emozioni legate al periodico corteggiamento da parte degli editori. A questo è ridotta, oggi, la libertà di stampa in Italia: a questo, nell'ambito di un'Europa dove il sistema del prezzo libero vede i quotidiani assestati su quote non troppo lontane, e in non rari casi persino inferiori, a quella di Stato italiana. Ma la storia non finisce qui. Da due anni a questa parte, anche i contributi risultavano bloccati per imposizione di alcuni sindacati e partiti, nell'intento dichiarato di forzare in tal modo il passaggio delta «riforma dell'editoria». In questo giro di tempo le leggi italiane si intitolano infatti alla riforma dell'editoria, del teatro, dello spettacolo, come se queste (anziché agli Albertini, ai Beuve-Méry. ai Goldoni. ai Brechtl ~pettassero ai redistributori legislativi di sovvenl1oni e vincoli statali. Ma tant'è: e tanto peggio per la lingua. Il fatto è che da quotidiani con l'acqua alla gola per il ricatto permanente dell'adeguamento dei contributi, e sottoUna breve parentesi sul decreto-legge, gemma di altro italico diadema. Come è noto, esso riattiva doverosamente quei contributi-carta, che per i quotidiani sono il corrispettivo del prezzo di vendita imposto dal CIP. Imposto, si dice, per la necessità di IN AULA Montecitorio sperpera IN POCHI SI SONO SOFFERmati sulle contrastate vicende attraverso cui si è giunti alla Camera al/'appruvazione del decretone di beneficenza pre-elettora/e (D.L. n. 663), che riunisce elargizioni di varia natura: da/finanziamento al servizio sanitario nazio2 nale, a/l'aumento delle pensioni minime, alla proroga dei contratti per l'occupazione giovanile stipulati in hase alla legge n. 285. L'ultimo giorno utile per la sua conversione era venerdì 29 febbraio, così come per il decreto sulla finanza locale, a proposito del quale le sinistre avevano ottenuto al Senato un aumento di stanziamenti per 500 miliardi. Giunto anche questo in extremis, alla Camera è stato facile al MSI-DN accennare un atteggiamento ostruzionistico e conseguentemente farlo cadere. Sempre il MSI-DN aveva fatto un'analoga accoglienza anche al- /' altro decreto, ma ad un certo momento (accordi sottobanco tra i capigruppo?) ha insistito solo contro la finanza locale, mollando sul decretone assistenziale. Alla DC la soluzione di vedersi approvare quest'ultimo e respingere quello in favore dei comuni, molti dl'i quali in mano alle .<inistre, non sarebbe andata poi tanto male. I comunisti hanno protestato, ed hanno lentato di far votare prima sulla finanza locale, in modo che i democristiani sarebbero dovuti rimanere in aula fino a tardi. Oppure - correndo via per il week-end come fanno immancabilmente il venerdì a una cert' ora - si sarebbero assunti la responsabilità di aver fatto decadere il decreto per mancanza del numero legale. Non riuscita l'inversione dell'ordine del giorno, il PCI ha cambiato tattica: si è rivolto al governo, chiedendo di non insistere sulla finanza locale e di dichiarare al contempo che sarebbe stato presentato immediatamente un secondo decreto legge in materia, che recepisce anche le modifiche introdotte dal Sena/o. Il govemo, per bocca del Mi11is1ro Darida, l'ha accontenlato. Così si sono calmale le acque, il decrelone disorganico è diventato legge, e lo Slato sborserà qualche altro migliaio di miliardi. g. se. I I MARZO /980

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==