Il male oscuro ~~ .. ~~ lliiiiii ~ ■ lliiii.i.i ■ della democrazia americana UN ILLUSTRE COMMENTAtore americano definiva nei giorni scorsi la possibilità che gli elettori americani fossero chiamati alla fine dell'anno a scegliere tra Carter e Reagan, come una scelta tra un «disastro e una catastrofe•. È questo d'altra parte il tono della maggior parte dei commenti che si possono cogliere sulla stampa all'indomani delle primarie del New Hampshire, che hanno visto ancora una volta la vittoria di Carter su Kennedy (49% contro 38, e il IOa Brown) e di Reagan su Bush (50% contro 23). L'impasse del sistema americano si può cogliere da un altro segno delle ultime ore: la JIMMY CARTER riscoperta, da parte repubblicana, di una possibile candidatura di Gera! Ford, da contrapporre a Carter per assicurarsi il tradizionale elettorato di centro, che è quello che in ultima analisi decide il r:isultato delle elezioni. E bastato solo che Carter dimostrasse prudenza e .fermezza di fronte all'incalzare degli avvenimenti perché l'elettorato americano si riunisse nuovamente sotto le sue insegne (almeno per il momento), giudicandolo evidentemente il male minore. IL LEVIATANO Si tratta quindi di un •male oscuro» che insidia la democrazia americana e la conduce senza alcun entusiasmo a una scelta decisiva come quella di fine d'anno per la carica di Presidente. E si tratta evidentemente di un male al quale possono essere in parte ascritte molte delle cause che hanno visto in questi anni gli Stati Uniti in ritirata sulla scena mondiale, incerti sul loro ruolo internazionale e sulle loro responsabilità. È proprio di queste settimane. un saggio di Gianfranco Pasquino («Il Mulino», 6, 1979, pp. 80535) dal titolo provocatorio: Un caso di ingovernabilità, gli Stati Uniti d'America. che cerca di analizzare le cause del male oscuro della democrazia americana. La crisi del sistema è, per Pasquino, la crisi della presidenza, vero fulcro della democrazia americana. Anzitutto crisi del sistema di selezione dei candidati. Con 36 · primarie della durata di diversi mesi. con la proporzionale voti-delegati, con il voto vincolato di questi ultimi, con il peso crescente dei massmedia e degli staff elettorali, con la democratizzazione e pubblicizzazione del processo di selezione, si sono determinati alcuni risultati imprevisti e in parte non voluti. Intanto il non governo del Presidente nell'ultimo anno del mandato, obbligato ad impegnarsi fin dall'inizio nelle primarie; poi la continua ricerca della popolarità come condizione per imporre al Congresso le sue proposte di Legge; infine il peso crescente nel- !' elettorato che partecipa alla scelta del candidato alla Presidenza (che risulta in costante calo) degli elettori più motivati (verso destra o verso sinistra) e quindi la scelta di candidati estranei alla tradizione elettorale americana, come Goldwater nel 64 e McGovern nel 72. In secondo luogo le difficoltà che il Presidente eletto incontra nel trasformare la sua coalizione elettorale in coalizione governativa (dato che la maggior parte del suo staff è formato da gente esperta in pubblicità, ma non in gestione della cosa pubblica) e quindi il non governo del primo anno. Inoltre il logoramento parallelo delle strutture dei partiti tradizionali che comporta l'ulteriore indebolimento del rapporto Presidente - partito (vincitore) e, di conseguenza, del rapporto Presidente - Congresso. La crescente inRONALD REAGAN. soddisfazione dell'elettore nei confronti dei partiti e le misure intese a moralizzare le candidature al congresso hanno reso sempre più •indipendenti• i diversi Congressmen. e m.:nogovcmahile il sistema. Nello stesso tempo, la frammentazione della leadership in Congresso ha reso sempre più laborioso e incerto il cammino dei provvedimenti legislativi. Sulle questioni scottanti (issues) tutto diventa possibile, soprattutto in presenza di una Presidenza debole, incapace o impossibilitata a esercitare il proprio ruolo determinante di guida. Pasquino ne conclude che, non essendo state create istituzioni abbastanza forti per assorbire e incanalare la domanda di partecipazione che era stata suscitata, ne è seguito un processo di «destrutturazione politica» del sistema, con una prevalenza del distacco e della sfiducia. Pur ammettendo,
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