Il Leviatano - anno II - n. 9 - 11 marzo 1980

..... ~ .... _ ..... ~ .... ii .. ■ lliilllll .. ■ - . ■ lliilllll .. ■ CONSENSO Governo e governabilità «GovERNABILITÀ. È DIventata in Italia una di quelle parole grimaldello buone a tutti gli usi: vi ricorre chi ritiene indispensabile l'ingresso dei comunisti al governo e chi è convinto del contrario; chi invoca una politica di maggior coinvolgimento sociale dei sindacati e chi la rifiuta; chi crede in formule consociative e chi nella democrazia conflittuale. Ma negli altri paesi occidentali, il termine ha un significato più preciso, più attuale e, in un certo senso, più drammatico; esso sintetizza il problema se davvero le società post-industriali siano destinate alla bancarotta politica, economica e sociale. Come è stato ricordato al convegno organizzato a Venezia dalla Fondazione Luigi Einaudi su «Consenso e governabilità nelle società post-industriali•, scontento. sfiducia ed insoddisfazione sono ormai documentahili e descri- _vibili_guantitativamente: da un lato i sondaggi d·opinione, dall'altro, i comportamenti elettorali denunciano la sempre minore fiducia nello Stato e nelle strutture pubbliche, oltre che un sempre maggior desiderio di fame a meno. In queste condizioni, stato e strutture pubbliche hanno sempre minore autorità per imporre, o semplicemente, per proporre credibilmente scelte precise e comportamenti coerenti. Al convegno di Venezia, Giuseppe Di Palma e Maurizio Ferrera hanno individuato il punto di svolta nella crisi di consenso allo scoppio della prima crisi energetica, nel 1973, quando venne meno il meccanismo che aveva reso possibile il grande boom degli anni sessanta; un'accumulazione costante che consentiva il soddisfacimento delle aspettative dei cittadini. Solo che, nel frattempo, le aspettative erano diventate come dice Beli. •spettanze•: tutti cioè sentivano. e sentono, di aver diritto ad una vita più comoda, ad IO un lavoro entusiasmante, a servizi sociali sempre più completi ed efficienti, ad un sistema di sicurezza sociale sempre più ramificato e complesso. Il tutto, naturalmente, a spese degli altri, cioè dello Stato. Per uscire dall'impasse, alla classe politica, in qualunque paese, non si offrivano che due strade: quella di un maggiore carico fiscale o quella dell'inflazione, di stampare carta moneta come precisa scelta di politica economica che si sperava potesse, nel breve periodo, fornire i mezzi per pagare le politiche richieste e mantenere il consenso. Quando però il cittadino si accorge di pagare sempre di più per ottenere servizi sempre meno efficienti e di essere coinvolto in un sistema che diventa necessariamente sempre più burocratizzato e dunque meno libero, si sente anche imbrogliato. La crisi, a questo punto, è insuperabile? Non tutti ne sono convinti. Proprio uno dei maggiori studiosi degli effetti •perversi• di molti interventi pubblici, Raymond Boudon, crede che non siamo ancora, per le società occidentali. all•anomia• che per Durkheim precede il suicidio. Alla fine, per quanto insoddisfatti e delusi, i cittadini occidentali hanno pur sempre una fiducia di fondo in certi valori e in certi sentimenti. Se uno dei principali errori del passato è stato quello di creare l'illusione che •ogni pasto fosse gratis•, è necessario innanzi tutto cominciare ad informare degli errori compiuti e delle strade nuove da imboccare. Ecco il ruolo degli intellettuali, sottolineato da Nicola Matteucci, come mediatori del consenso. Una politica autoritaria non serve: agli errori del passato, che nascevano dall'illusione che tutto potesse essere risolto dal centro, occorre sostituire una politica di •ingegneria sociale a spizzichi•, di coraggiose sperimentazioni cioè, per cominciare a dimostrare che è possibile dare maggiore spazio a delle politiche di mercato coordinate e programmate, che ciò non contrasterebbe affatto con le esigenze di equità e che anzi esse darebbero maggiore spazio alle scelte e, dunque. alla responsabilizzazione del cittadino. A questo punto, parlare nei termini consueti di •governabilità• in Italia, assume un significato quasi ironico; da noi il problema, come ha messo in luce Di Palma, non è la •governabilità», ma il •governo• ovvero la capacità e la voglia di governare, dunque di scegliere; cosa che da noi, appunto, nessuno fa perché non sa, o non vuole o non può. Lo Stato continua a pasticciare, perseguendo scelte contraddittorie, ignorando i passaggi attraversati dalle altre democrazie dell'Occidente, riducendo gli incentivi all'iniziativa del mercato, tollerando che i servizi pubblici divengano sempre più inefficienti. Già in Italia, come direbbe ancora Daniel Beli, non è il Grande Fratello che preoccupa, ma il Fratello Pasticcione. SalvatoreCarrubba Abbonatevi al «Leviatano» Abbonamento annuo: L. 20.000 Abbonamento semestrale: L. 11.000 Sconto speciale per chi risiede nelle città e nei paesi dove «Il Leviatano» non arriva in edicola: abbonamento annuo a sole L. 14.000. Conto corrente postale n. 58761008 intestato a «Il Leviatano» via dell'Arco di Parma 13- 00186 Roma I I MARZO /980

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