scoraggiato l'avvio? E quali conflitti interni della magistratura e quali influenze esterne ad essa hanno indotto ad affidare a magistrati inquinati e inquinanti indagini vitali per la sicurezza del paese? Ancora: perché la Fiat ha mascherato bugiardamento lo stato di paraterrorismo sindacale endemico in cui da anni si viveva nelle sue fabbriche. fino al momento in cui ha rischiato l'ammutinamento dei suoi quadri intermedi, in cui la neutralità del PCI verso la sua denuncia era diventata sicura, e in cui doveva spiegare i colossali insuccessi concorrenziali nel settore dell'auto che l'hanno portata in queste settimane a presentarsi in veste di postulante di 1500 miliardi dello Stato? Chi voleva compiacere e chi sperava di tenersi buoni? Infine (ma non che il dossier finisca qui): che l'on. Mancini avesse fatto dell'ostentata familiarità con una quantità di paraterroristi e di propagandisti professionali della sovversione una specie di scelta di vita era, entro certi limiti, affar suo; ma che cosa, stant~questi precedenti, ha indotto i suoi compagni di partito a inserirlo nella commissione parlamentare che doveva indagare, fra l'altro, su questi signori? Ciascuno di questi fatti denuncia incongruenze, fiacchezze, negligenze, leggerezze, acquiescenze, indulgenze troppo evidenti e gravide di effetti malefici per poter essere ignorate. Anche se fossero tutte casuali comporrebbero il quadro di una classe dirigente paurosamente inetta dinanzi all'offensiva e all'iniziativa del terrorismo. Anche se fossero tutte casuali avremmo a che fare con uno stato maggiore privo di una strategia tempestiva efficace e coerente, incapace di dare uno sbocco risolutivo ai successi tattici non trascurabili che le sue truppe pur conseguono e ai sacrifici che sostengono nella lotta contro la sovversione armata. Ma casuali non sono. E neppure sono l'effetto del ricatto ideologico che su queste frazioni della classe dirigente ha esercitato la pressione dei chierici e dei maftres à penser, l'indottrinamento degli intellettuali, ben decisi per un decennio non solo a coprire e giustificare ma a legittimare la violenza come un fatto progressivo. Anche quest'orgia intellettuale non sarebbe stata così estesa e distruttiva se si fosse avvertito un altro atteggiamento in chi aveva in mano il potere politico. economico, ecc. «Il Corriere della Sera» non sarebbe stato quello che è stato per due e tre anni se non fosse stata la proprietà stessa a spingerlo su questa via. La verità è che negli infernali anni settanta troppe frazioni delle classi dirigenti invece di immaginare progettare costruire politiche e istituzioni capaci di imbrigliare gli enormi conflitti esplosi nel Paese entro ferme regole del gioco, hanno dedicato il meglio delle proprie energie a escogitare congiure di aggiustamento interno, usando (o credendo di usare) in quest'opera persino le frange più torbide e pericolose che emergevano e si formavano ai margini di quei conflitti. Da una parte c'erano dei gruppi risolutissimi a distruggere il sistema democratico. Dall'altra c'era troppa gente importante che lo sapeva e faceva finta di non vedere e ometteva le reazioni che le sue funzioni avrebbero richiesto, nel calcolo che l'opera di essi favorisse questa o quell'altra sua trama sottile. inguaiasse questo o quello dei suoi avversari, facesse «esplodere» questa o quella «contraddizione». e via esemplificando. Il supergarantismo di tanta gente a sinistra puzza di complicità. certamente. Ma non si può rifiutare credibilità a uno degli argomenti che (ambiguamente del resto come i fatti impongono e il costume nazionale della politica cospiratoria richiede) circolano entro questo super8 garantismo. Ossia che gli eversori che si prendono sono quelli che non hanno più nessuna copertura politica e che non servono più a nessuno. La inconcludenza strategica, il senso miserando di impotenza che la nostra classe dirigente mostra tuttora nella lotta contro il terrori~mo ha origini certo anche nella falsa coscienza culturale con cui essa ha assistito ai suoi incunaboli e alla sua crescita. Quando il pur onestissimo Pertini da un lato parla (in Italia) di lotta a un nuovo fascismo e dall'altra allude (in Germania) alle matrici internazionali orientali del terrorismo italiano abbiamo un 'idea della dimensione schizofrenica di questa falsa coscienza culturale. Ma non è essa ormai il principale fattore di paralisi. È il fatto che su questo come su altri fronti la nostra classe dirigente ha troppi scheletri neirarmadio difficilissimi da tirar fuori, è troppo irretita in un sistema di ricatti reciproci, ha avuto troppi ambigui rapporti col nemico per poter condurre seriamente ed efficacemente quella che essa stessa. con la sua retorica, chiama una guerra. Troppi rapporti ed equilibri interni di essa sono inquinati da accordi e complicità clandestine e da faide clandestine secondo linee e logiche diverse da quelle che i suoi vari gruppi presentano all'opinione pubblica e all'elettorato. Per tanto tempo questo reticolo è stato solo un potente fattore di disgregazione e di corruttela. Con i tempi che corrono. e con le sfide interne e internazionali che stanno maturando. esso sta diventando rapidamente un vero e proprio tradimento del paese. Ed in guerra (appunto) non ci si può permettere di avere annidati e occultati negli alti comandi elementi così compromessi da essere capaci di tutto pur di salvarsi. GiuseppeAre IL CONGRESSO DEMOCRISTIANO 4 MARZO 1980
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