INTERNI TERRORISMO Troppe indulgenze della classe politica e ,. E QUALCOSADI STRANO,EQUIVOCOE F ALso nella risposta che gran parte della classe politica italiana sta dando al terrorismo. Fra le varie formule rituali di deprecazione e di sdegno con cui da anni essa si è ridotta a commentare le imprese sempre più sanguinose e ardite di questo, affiorano come casualmente concetti che sembrerebbero contenere una nozione più realistica e accettabile della sua natura e dei modi per combatterlo. Si giunge a dire che questa è una guerra e che dovremmo regolarci di conseguenza. Si allude a radici internazionali che alimentano il terrorismo italiano. Si invocano misure finalmente adeguate, ecc. ecc. Ma non c'è nessuna coerenza fra queste proclamazioni limite che sembrerebbero indicare la volontà o la velleità di •andare fino in fondo• e la conduzione politica reale della lotta contro il terrorismo. Perché? La spiegazione più plausibile è che passare dalle parole ai fatti su questa linea significherebbe affondare il coltello in un intrico di indulgenze, ricatti reciproci, connivenze e doppi giochi in cui importanti anche se non folte sezioni dei gruppi dirigenti di molti partiti, dell'apparato statale e forse anche della classe dirigente non politica si sono irretite. Qualche tempo fa nel comunicato conclusivo di un incontro fra Zaccagnini e Berlinguer si diceva che i due si erano trovati d'accordo nel ritenere che il terrorismo italiano avesse radici internazionali. Si voleva dire che si erano limitati a scambiarsi questa banalità, senza altre specificazioni, magari uno pensando alla CIA e l'altro al KGB (o a niente)? O si voleva dire che si erano scambiati dati, indicazioni e rivelazioni precise? Un accenno del genere su materia cosl vitale non poteva essere lasciato passare come una frase qualsiasi senza chiarimenti e impegni in sede parlamentare. Invece nessuno se n'è dato per inteso. Forse perché si aveva paura di denunciare tracce non troppo gradite a uno dei due interlocutori? O perché uno dei maggiori indiziati. anzi responsabili confessi dell'addestramento e del finanziamento del terrorismo è anche cospicuo azionista della massima azienda privata italiana, i cui interessi per una ragione o per un'altra sono tenuti d'occhio da tutti i potenti? E si possono fare molti altri esempi e porre molte altre domande. Quando Taviani molti anni dopo che le cellule del terrorismo rosso erano già vive e operanti e dopo il rapporto Mazza dichiarava che in Italia c'era solo l'eversione di destra. sviando per altri anni le indagini e le relazioni. era male informato (e da chi?), o aveva un partito preso ideologico che doveva nefastamente anchilosare la risposta all'eversione leninista, o, peggio ancora, sapeva, taceva e mentiva per facilitare i rapporti di buon vicinato e anzi di cooperazione informale clandestina (nelle commissioni parlamentari) che il suo partito già aveva intrecciato con il PCI? In ogni caso chi mai lo ha chiamato o si propone di chiamarlo a dare spiegazioni sul tempo che ha fatto perdere e i ·guasti che ha provocato? Ancora: se è vero che •i rapporti politici• fra numerosi magistrati e gruppi che già allora non facevano misteri di progetti sovversivi e terroristici erano noti ad altri più alti magistrati da cinque a sei anni, perché mai non sono stati denunziati in tempo, e perché procedimenti disciplinari contro i responsabili non sono stati richiesti, e chi e che cosa dentro la magistratura e fuori di essa ne ha sconsigliato e IL 4 AGOSTO UNA BOMBA ESPLODE SUL TRENO «ITALICUS•: 12MORTI, 58 FERITI IL LEVIATANO 7
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