Il Leviatano - anno II - n. 7 - 26 febbraio 1980

INTERNI EPIGONI Stalinista e incolta SuLLA «REPUBBLICA• DEL 13 FEBBRAIO AB· biamo lei/o i seguenti giudizi sull'URSS: «non si può definire imperialista• la politica estera sovietica. «I sovietici sono andati nei paesi del terzo mondo, hanno costruito impianti industriali. addestrato quadri tecnici e politici. Penso all'Università Lumumba di Mosca, dove studiano migliaia di quadri arabi, negri, anche afghani•. Peccato, certo, che qualche q{fihano venga accoppato dai russi nell'Afghanistan. Ma che cosa si vorrebbe dimostrare con ciò? «Se facciamo il caso specifico de/l'Afghanistan, vediamo che negli ultimi quindici anni l'URSS vi ha impiantato 77 stabilimenti industriali•. Ecco perché l'URSS va in Etiopia, in Somalia, in Afghanistan, ecc.: per portare un aiuto fraterno, per impiantare fabbriche e fornire tecnologia; e, soprat111110p,er portare la propria concezione del mondo, le proprie idee, la propria etica. E poiché queste idee sono quelle di Marx, di Engels, di Lenin e di Stalin, chi può pensare che sia una cattiva cosa esportarle, anche (laddove sia necessario) sulla punta delle baio11e11e? E verso la Cecoslovacchia, l'Ungheria, la Polonia, ecc., come si comporta l'URSS? Si può parlare di imperialismo economico? Risposta: • Non è vero! Vedete, il Comecon, la comunità economica dei paesi socialisti, è come la ciltà che produce per la campagna. La Cecoslovacchia, la Germania orientale e in parte l'Ungheria sono la ciltà che produce per la campagna, che è l'URSS. Questa dà le materie prime, gli altri danno prodotti finiti». È vero che questa divisione del lavoro è imposta con eserciti di occ11pazione e migliaia di carri armati; ma non è meno vero che 111110 si svolge alla luce del sole. E Sacharov? Non drammatizziamo. li caso Sacharov è dopotutto solo «un dispetto personale del Cremlino alla Casa Bianca,. «Perché Carter aveva detto: vi diamo gli impianti tecnologici avanzati e voi in cambio non toccate Sacharov. Questo era il palto. Gli americani hanno bloccato gli impianti tecnologici e immediatamente è scattata la rappresaglia•. Che incoscienti, questi americani, e che irresponsabili, a far scollare queste rappresaglie. E il regime sovietico, è oligarchico o no, è repressi• vo o no? «No. Come si fa a definire oligarchia un sistema che si regge sul rapporto di collaborazione di 7 milioni di persone e sul consenso di decine di milioni di lavoratori? Certo è 11nregime particolare,. E l'opinione pubblica? C'è /'opinione p11bblica nel- /' URSS? Certo che c'è, anche q11idi tipo particolare. «Diciamo che non ci sono canali di rappresentanza. Se diciamo che non c'è opinione pubblica, siamo finiti,. Si trai/a, insomma, di un'opinione pubblica senza i mezzi di dijJ'11sione di organizzazione delIL LEVIATANO LEONID BREZNEV /'opi11io11epubblica. Suvvia, ognuno ha i propri modelli, perché fare tanto gli schizzinosi? Potremmo continuare a lungo, ma non vogliamo tediare i nostri /e/tori, che certamente meritano di meglio. Ora dobbiamo solo dire di chi sono questi giudizi: non sono di Breznev (come pure potrebbe essere, per la volgarità e la ma/qfede); non sono di S11slov(come pure potrebbe essere, per la pretenziosità ideologica, posta come cappello alla ragion di Stato); e non sono nemmeno del compagno Ponomarev (come p11repotrebbe essere, per la loro impudicizia). Sono invece giudizi (udite, udite) di 1111caomunista italiana, Rita Di Leo, sedicente sovietologa, s111diosa con scarsi studi, epigono de/l'operaismo. g.b. PARTITI Nessuna cambiale in bianco L, /TAL/A È NOTORIAMENTE UNA REPUBBLICA democratica fondata sui tabù. Attenti, però, a non scagliare la prima pietra, perché il tabù compare spesso là dove meno te l'aspetti, e il nostro Paese è pieno di bigotti delle più diverse qualità, ciascuno con le sue manie e le sue devozioni, pronto a diventare feroce se ti azzardi a mettergliele in discussione. Una forma di bigottismo particolarmente diffusa nella sinistra (che ancora una volta si dimostra stranamente conservatrice) è quella che concerne 7

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