di massa», la violenza organizzata nelle scuole. nelle università, nei quartieri e nelle fabbriche - che non va confusa con altre forme di contestazione radicale e di lotta anche dura, ma contenute entro l'esercizio dei diritti democratici - è parte integrante. funzione primaria e vitale del partito armato. non spontanea violenza sociale che tanti affrettati o interessati esegeti hanno accreditato in questi anni arrivando perfino a contrapporla al «partito armato». (. .. J Poiché i diversi livelli corrispondono a diversi gradi di «maturità» e di iniziazione, tra essi si determina un rapporto ambiguo. che è insieme finzione e realtà, doppiezza erella a sistema, che però al tempo stesso conosce momenti di contraddizione reale, vissuti in modo lacerante all'interno del movimento. Ma pur sempre contraddizione programmata. promossa e gestita con lucido cinismo dal gruppo dirigente. operante, per così dire. al grado supremo dell'iniziazione( ... ). Dal 1973 si entra così nel pieno di una fase di crescente convergenza e omogeneizzazione tra i diversi filoni del partito della lolla armata(. .. ). Il delillo Moro, che innalza lo scontro nel «cielo della politica» ad un livello difficilmente rapportabile ali' esigenza di massificare la lolla armata. apre una fase critica. L'ala di Autonomia, rimasta spiazzata nella condolla dell'affare Moro, reagisce aspramente. definendo le BR «variabile impazzita» del movimento, ma raccoglie la sfida sullo stesso terreno. rilanciando il terrorismo ai più alti livelli, intensificando il cosiddello «terrorismo diffuso» (comincia allora la TONI NEGRI IL LEVIATANO drammatica sequenza delle «notti dei fuochi» nel Veneto), e scatenando la violenza di «massa», vale a dire le azioni squadristiche( ... ). Da parte loro le BR. preoccupate di recuperare consensi, aggiustano il tiro. riguadagnando con sanguinosi attentati a dirigenti industriali l'originario terreno della fabbrica (cfr. Risoluzione n. 5 della Direzione strategica, ottobre 1978). È una tragica rincorsa tra le frazioni del partito armato, che pur allraverso momenti di antagonismo tende tuttavia a ricomporsi nel consueto rapporto dialellico, secondo la nota indicazione di Franco Piperno: «coniugare insieme la terribile bellezza di quel 12 marzo del '77 per le strade di Roma (il corteo di massa armato) con la geometrica potenza dispiegata in via Fani» ( ... ). E a questo punto che il 7 aprile l'inchiesta condotta dal doti. Calogero, il magistrato che già per primo aveva individuato la «pista nera» della «strategia della tensione», s'incunea nel meccanismo eversivo e ne sconvolge la trama, facendone emergere le contraddizioni. Indipendentemente dall'accertamento dei ruoli effettivamente svolti dai singoli individui e dalle diverse componenti affiorano ora alla luce i traili essenziali. la struttura. la strategia, la decennale storia del partito della lotta armata e della guerra civile, che pochissimi avevano prima denunciato. i più ignoravano. e molti. dalle più diverse sponde, avevano tenacemente coperto e favorito o finto di ignorare. per viltà. per complicità od omertà. per istintivo o cinico calcolo d'opportunità politica, o infine per rimozione dalla coscienza dell'incubo di proprie responsabilità politiche e culturali. È questo il dato definitivamente acquisito. ed è l'essenziale e quanto più importa. ai fini della ricostruzione e segna certamente una svolta nella vicenda del partito armato. e della resistenza della società civile e dello Stato contro il terrorismo. Individuato così il soggetto del terrorismo è necessario identificarne la natura sociale e culturale, a partire dall'ideologia. Sviluppando sino alle conseguenze più radicali il nucleo teorico orginariamente elaborato da Mario Tronti a metà degli anni Sessanta. gli ideologi di Potere Operaio compiono fino in fondo il percorso. spesso confuso e contraddittorio, che dal marxismo-leninismo conduce al nichilismo. dalla dialellica all'irrazionalismo, dalla critica del capitalismo al rifiuto della società industriale. dall'operaismo al populismo. Secondo queste teorie, nello stadio attuale del capitalismo maturo, il processo di riproduzione e valorizzazione del capitale si estende dalla fabbrica all'intera società. la cosiddetta «fabbrica sociale». Di conseguenza il capitale s'identifica con lo Stato, che diviene funzione del «comando» del capitale. Partiti e sindacati divengono articolazioni dello Stato, meri strumenti di controllo della classe operaia per conto del capitale. Venuta meno così ogni mediazione politica la lotta di classe diviene direttamente «lotta contro lo Stato» e quindi anche contro i sindacati e i partiti storici del movimento operaio e socialista. che ne sono il braccio secolare nel proletariato. Antagonista radicale dello «Stato del capitale» e dei suoi partiti e sindacati si erge I' «autonomia operaia», l'autonoma espressione cioè. dei bisogni e della volontà di potere del proletariato. Che però non è più la vecchia classe operaia della tradizione. I passaggi teorici sono scanditi dalle formule: operaio - operaio e proletario - proletario - «operaio sociale». E quest'ultima la nuova figura sociale - speculare al concetto di «fabbrica sociale» -, che viene a costituire ora il nuovo «soggetto rivoluzionario». 5
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