l ■I EDITORIALE l ■I Poco demo e troppo cristiani SE NON VI FOSSERO NUMEROSI INTERPRETI del linguaggio criptico della politica italiana, il dibattito che si svolge al Congresso democristiano risulterebbe incomprensibile. La polemica, almeno quella alla luce del sole, avviene infatti. fondamentalmente, tra i sostenitori di due tesi sul piano logico assolutamente equivalenti. anche se l'asprezza dei toni e le vere e proprie risse che ogni tanto esplodono nell'aula non lasciano dubbi sul fatto che ciascuno sottintenda, dicendo le stesse cose, cose diverse. Gli schieramenti si contano infatti sull'adesione all'una o all'altra di queste due posizioni: c'è chi sostiene che non deve cadere la pregiudiziale che impedisce alla Democrazia cristiana di collaborare col Partito comunista al governo del Paese e c'è chi invece ritiene la pregiudiziale caduta, o anche non mai esistita, aggiungendo però che il governo col PCI non è possibile per le posizioni politiche che i comunisti, nei fatti, sostengono. Le tesi, dicevamo, sono assolutamente equivalenti. La «pregiudiziale•, infatti, non attiene al fatto che i comunisti hanno la coda, o mangiano i bambini, o alla calvizie di Napolitano o all'accento rustico dell'eloquenza di lngrao: essa riguarda ovviamente le posizioni politiche del PCI, il disegno di società che i suoi dirigenti e militanti hanno in testa. il suo collocamento nel quadro dei rapporti internazionali, la sua strategia di accesso al potere. la sua storia, il suo essere politico. Certo se il PCI cambiasse nome. rompesse con Mosca. buttasse alle ortiche il centralismo democratico, prendesse atto della mostruosa realtà partorita dall'ideologia leninista. chi potrebbe. ragionevolmente, rifiutare di far cadere la pregiudiziale? E viceversa, che significa dichiarare decaduta o mai esistita quella pregiudiziale, se poi si prende atto che il PCI. bene o male. è comunista. fa parte cioè, sia pure nella sua autonomia, della grande famiglia. che non intende rinnegare, del movimento comunista mondiale, si schiera sempre e sistematicamente, in tutte le questioni che contano e che vanno oltre le pur importanti proteste e distinzioni verbali. su posizioni di politica estera che non dispiacciono a Mosca, non smentisce che i Paesi socialisti sono «socialisti• cioè sia pure imperfettamente vicini (o più vicini delle democrazie occidentali) al modello di società che esso auspica? Non ci si offenda del paragone. Non esiste forse una pregiudiziale della Democrazia cristiana e di tutti i partiti democratici nei confronti del MSI?Ma a che cosa, s~ non alla storia, alla posizione politica e •~eo~o~1cadel Movimento sociale attiene quella pregmdmale? Se il MSI decidesse di denunciare il passato fascista. espellesse Rauti e Almirante, rinunc!asse alle organizzazioni paramilitari e alle simbologie totalitarie, se insomma i fascisti diventassero altro da sé, non sarebbe logico considerare caduta la pregiudiziale nei loro confronti, ora che essi non sono più se stessi? E viceversa, avrebbe senso dire c_henon esiste alcuna pregiudiziale nei loro confronti, ~a~voad ~~iungere che tuttavia ogni collaborazione e 1mposs1b1leperché i fascisti restano fascisti, coi IL LEVIATANO loro legami storici, le loro posizioni politiche, la loro ideologia totalitaria? La vera questione non è dunque se debba o non debba esistere una pregiudiziale nei confronti del PCI. Ma se la Democrazia cristiana ritiene che le posizioni politiche dei comunisti siano compatibili con le proprie, ora o nel prevedibile futuro. Su questo punto la risposta dei delegati democristiani è apparsa diversa. Zaccagnini e i delegati che a lui si richiamano hanno limitato l'arca del dissenso col PCI quali solo ai temi di politica internazionale, gli altri hanno messo in luce differenziazioni più di fondo; i primi hanno ricordato la dottrina sociale cristiana, i secondi hanno portato a modello le società più sviluppate dell'Occidente. Qui, a nostro· parere, è l'elemento di maggiore interesse culturale del dibattito congressuale democristiano (scriviamo prima delle conclusioni e torneremo quindi nel prossimo numero sulle prospettive politiche post-congressuali). Il fatto che quasi mai abbia risuonato al Palazzo ·dello sport la parola «emergenza• e che. conseguentemente, quasi mai l'incontro coi comunisti sia stato giustificato dai democristiani che gli sono favorevoli in termini di via obbligata e transitoria per il superamento di una fase critica acuta. Si è insistito invece sulla necessità che la DC non tomi ad essere incarnazione del •blocco conservatore•, si è parlato della necessità di essere «sensibili• alle istanze popolari. si è lodato il PCI (attaccando il PSI) per non essersi fatto promotore delle battaglie civili del divorzio e dell'aborto. si è polemizzato col •neo-liberalismo• e si è esaltata la funzione «etica• dello Stato nel suo compito di creare una «società migliore•: insomma. si sono messi in evidenza gli elementi di contatto e somiglianza tra cristianesimo e comunismo. i legami profondi delle culture delle due Chiese. Solo un «ma•: quello. appunto. dei legami internazionali dei comunisti. Quasi che, non si sa per quale testardaggine, i comunisti. ormai «affini•, ormai conquistati all'umanesimo e al solidarismo cristiano. volessero restare sentimentalmente legati a un pezzo della loro storia di cui, invece. potrebbe facilmente disfarsi. Noi non sappiamo (anche se propendiamo per non crederci) se la rottura tra Mosca e le Botteghe oscure sarà mai consumata fino in fondo; non possiamo dire se il disagio di dover, se non esaltare. mostrare comprensione per un regime totalitario e aggressivo. l'offuscamento progressivo dell'immagine del «primo Paese socialista• presso le giovani generazioni, il crescere del sentimento democratico e civile nel popolo italiano. finiranno per spingere il PCI a recidere quel legame sofferto e però innegabilmente esistente. Quello che però sappiamo per certo è che i comunisti. senza cessare di essere quello che sono, non potranno mai abbracciare fino in fondo la filosofia politica liberaldemocratica. E quello che possiamo aggiungere è che la loro ostilità verso J"Occidente obiettivamente si incontra e si coniuga con rostilità. diversa ma non meno irriducibile. del pensiero politico e sociale di quei cattolici che ancora oggi, dalla tribuna del Congresso. ricalcando le orme del Sillabo, irridono al liberalismo. allo Stato di diritto, alla laicità. J
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