) I UNIONE SOVIETICA Distensione di comodo AuuNJ GIORNI OR SONO, NEI COMMENTI REiativi alla scelta sovietica di invadere l'Afghanistan è stata ripetuta sempre più spesso un'osservazione di metodo con cui interpretare le dichiarazioni sovietiche che ci sembra di particolare interesse. In sostanza, molti sovietologi hanno invitato politici e militari occidentali a prendere con maggiore serietà e considerazione le dichiarazioni «strategiche» o di lungo periodo rilasciate dagli esponenti sovietici, quelle in cui essi enunciano contemporaneamente i programmi a lungo termine nei quali l'URSS si sente impegnata e le concessioni a breve termine che è disposta a fare. A rendere il richiamo di immediata al/ualità sono venute alcune dichiarazioni dell'agenzia sovietica Tass del 7 febbraio, nelle quali viene fatta una delle analisi più lucide e conseguenti del significato che i sovietici a11ribuiscono alla strategia della distensione. Il testo si apre con una breve valutazione della situazione in Afghanistan, nella quale per la prima volta si fa riferimento esplicito al ruolo che la preoccupazione per la sicurezza dell'Unione Sovietica ha avuto nella scelta dell'intervento. Non si parla più di trame della CIA, ma si afferma semplicemente che l'Unione Sovietica non poteva tollerare ai suoi confini una zona di «instabilità politica che rappres.entava una minaccia per la sicurezza dell'URSS». E una conferma indiretta di quel complesso «dei confini» che secondo il cancelliere tedesco Schmidt guida così spesso la politica sovietica inducendola a volte a scelte pericolose e soprattutto costose, per le quali l'URSS è costretta a pagare prezzi molto elevati ottenendo in cambio anche risultati strategicamente modesti. Il testo prosegue poi con una conferma di quella strategia mondiale di affermazione del comunismo sovietico, che i cinesi chiamano «l'egemonismo di Mosca». «Per l'URSS - scrive la Tass - la distensione non significa affatto la rinuncia alla lotta di classe su scala mondiale. Mentre respinge categoricamente il conce/lo di "rivoluzione esportata" il nostro paese rimane fedele all'internazionalismo proletario e alla solidarietà di classe. Esso ha dato appoggio e continuerà a darlo alle lolle anti-imperia- /istiche e ai movimenti nazionali di liberazione in tulio il mondo». Come i paesi occidentali continuano ad appoggiare i regimi reazionari di tutto il mondo e questo non ha impedito il ·cammino della distensione, così secondo il commentatore della Tass non si può ricavare dall'intervento sovietico in Afghanistan un motivo per interrompere la politica della distensione. Il portavoce del Cremlino ribadisce quindi la cosiddel/a «distensione selelliva» contro la posizione occidentale della «distensione indivisibile». Il messaggio è chiaramente rivolto alle potenze europee ali' indomani del vertice Schmidt-Giscard che aveva visto prendere piede la possibilità di un maggiore impegno dei Paesi della NATO al fianco degli Stati Uniti e della politica delle sanzioni e del confronto IL LEVIATANO DAL «WASHINGTON POST» con l'URSS su tutti i terreni: dalle Olimpiadi, agli aiuti economici, alla tecnologia, agli aiuti militari ai paesi minacciati dalla politica sovietica. Di fronte a questa mobilitazione dell'Occidente, i vertici del Cremlino rilanciano con molta chiarezza la loro distensione. L'intervento in Afghanistan è giustificato dai pericoli per la sicurezza dell'URSS, la quale ribadisce il suo diritto rivoluzionario ad allargare la sua sfera d'influenza nel mondo. La reazione americana compromelle la distensione e se i paesi occidentali vogliono salvarla (almeno a casa loro) devono staccarsi dagli Stati Uniti e marciare autonomamente. Altrimenti essi saranno inevitabilmente coinvolti nella politica di confronto e di reazione che l'URSS sarà costretta ad adottare. Mai enunciazioni furono tanto chiare e mai minacce tanto esplicite. Per l'URSS l'unica distensione possibile è quella selettiva, per cui mentre la «rivoluzione» avanza in Africa, in Iran, in Afghanistan ecc., la distensione prosegue in Europa e fino a ieri con l'America (fino a quando l'America non si è sentita in pericolo nei suoi interessi vitali). · Per l'Occidente la cosa è più complessa. Da una parte vi sono gli Stati Uniti e alcuni altri che si sono recentemente convertiti senza più esitazioni ali' idea della distensione indivisibile; dall'altra quanti pensano che vadano mantenuti gli spazi anche limitati di distensione per favorirne un processo di allargamento fino alla distensione globale e, a quel punto, indivisibile. Interpreti di questa linea, anche se con toni alterni, Germania e Francia; più sensibile la prima alle necessità americane e globali di difesa, più gelosa la seconda dei propri privilegi nazionali e più propensa a distensioni separate, come il recente incredibile rifiuto del «vertice» occidemale ha messo in evidenza. la teoria occidentale della distensione indivisibile è quella sovietica della distensione selelliva non potrebbero essere più contraddittorie. la prima presuppone la rinuncia sovietica ali' espansionismo, la seconda lo prevede esplicitamente. la distensione separata della «terza via» si fonda invece su un equivoco circa le intenzioni sovietiche o sulla rinuncia a misurarsi con i problemi di una politica mondiale. Tutto si potrà rimproverare ai sovietici in queste circostanze, tranne l'ambiguità. a.g.r. 9
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